venerdì 20 febbraio 2015

Lezione parziale di EnerTao - novembre 2014


Testo tratto dal Shiu Gua - Discussione dei Segni
Quando il sole era al culmine del giorno, Shennong radunava gli uomini che coltivavano la terra e raccoglieva le loro merci nella piazza per farne mercato. Essi le scambiavano fra di loro, poi ritornavano a casa contenti ed ogni cosa sotto il Cielo andava al suo posto. Egli trasse senz’altro questa capacità dal Segno: il Morso che spezza.
Il sedentario inizia il baratto, la prima forma di scambio e di commercio. Il baratto non può avvenire se non in un luogo pubblico, dove tutti gli abitanti del villaggio vi possano partecipare. Questo luogo non può essere altro che la piazza centrale del villaggio (tutti gli antichi villaggi cinesi erano costruiti intorno ad uno spazio vuoto centrale) nel centro della quale troneggiava il totem genealogico. Il tempo del baratto non può essere che quello del tardo mattino, quando il lavoro nei campi è reso troppo faticoso dal caldo. La possibilità di scambiarsi le merci rendeva tutti gli abitanti del villaggio contenti perché potevano così, in armonia e semplicità, soddisfare ogni loro esigenza.
[Il villaggio costruito intorno ad uno spazio vuoto centrale meriterebbe un’approfondita meditazione, una successiva discussione e potrebbe diventare un koan di reale comprensione dell’Energetica cinese].
Shi-ho, il Morso che spezza, è Sole su Tuono, trigrammi interni Acqua su Monte.
Il valore energetico intrinseco di Tuono è il movimento: Tuono è movimento all’interno della Terra, è l’inizio dei temporali primaverili, è il risveglio della Natura alla vita dopo il letargo invernale. 
Le giornate si allungano, il sole torna a risplendere in cielo con più intensità ed i suoi fecondi raggi rendono rigogliosi i campi coltivati.
In realtà non è facile arrivare al concetto di mercato partendo dall’Immagine n° 21, il Morso che spezza. La lettura va fatta unendo i trigrammi esterni con quelli interni in una visione meditativa. Acqua all’interno della Montagna simboleggia l’inesauribile sorgente che alimenta ogni fiume; Monte vuole dire anche piccoli sentieri (i piccoli e difficili sentieri di montagna); Tuono indica il movimento incessante; Sole la possibilità del germogliare, la vita. Perciò: la vita è resa serena e tranquilla dall’incessante moto dei contadini che dai campi portano i prodotti della terra al villaggio (piccoli sentieri) e, come le innumerevoli sorgenti di un monte che, scendendo nei loro stretti alveoli, si uniscono a formare un grande fiume, essi alimentano, con i loro singoli apporti, la possibilità di nutrimento di tutto il villaggio. Il punto di incontro di questa fitta rete di apporti è la piazza centrale del villaggio, la piazza del mercato.
Per contro, Shi-ho, il Morso che spezza, può essere letto in chiave terapeutica ed assume perciò significati assolutamente differenti. Può diventare allora: piccoli sentieri (i meridiani) della Terra (il corpo), sono continuamente mantenuti vitali ed arricchiti dagli apporti nutrizionali derivanti dall’alimentazione e dalla respirazione. E’ possibile che questi apporti nutrizionali arrivano in ogni parte del villaggio (la persona nella sua interezza di corpo e mente) grazie ad un luogo centrale di distribuzione e di smistamento: la Milza e lo Stomaco.
La Tradizione vuole che ai tempi di Shennong si completasse una grande trasmigrazione che però aveva creato dei grossi problemi a tutto il popolo. 
Esce allora dallo sfondo della protostoria una donna Illuminata, Guonu, la quale dopo aver compreso le regole degli Spiriti Shen che albergano nell’Uomo, le codificò affinché il popolo potesse ritrovare la serenità gravemente compromessa dall’innesto di tanti nuovi caratteri, usanze e riti: i “piccoli sentieri” diventano gli Spiriti che si effondono negli organi dando origine alle così dette “entità spirituali”: nasce così la Legge dei Cinque Movimenti degli Spiriti Celesti che, in tempi nettamente più moderni, sarà utilizzata e completata dai Cinque Elementi e dalle Cinque Trasformazioni Energetiche.


mercoledì 11 febbraio 2015

Un discorso sulla ‘coscienza’


Queste poche righe sono state tratte dal mio libro “I Tredici Demoni” 
(Dalla medicina sciamanica all’agopuntura)

... Ci sono due mezzi utilizzati dalla Vita, mezzi che caratterizzano tutta l’evoluzione della Vita nell’Universo:
l) Il primo mezzo è l’unità: la Vita espressa totalmente in uno specifico Organismo. 
2) Il secondo mezzo è, paradossalmente, opposto al primo: è la diversità. La Vita tende a creare simultaneamente altri Organismi che ‘funzionano’ su Simboli differenti da quelli utilizzati dall’Organismo affine. E’ ciò che viene chiamato diversità. 
Così, io sono un Organismo che dispone, in tutte le particelle che formano il mio corpo, di memorie ‘che funzionano’ su Simboli miei (unità), ma, nel mondo, anche tutti gli altri Organismi dispongono di memorie che funzionano su loro Simboli, creando, verso di me, la diversità. 
Unità e diversità sono i due caratteri principali della Vita e l’obiettivo della Vita, di ogni Vita, è la continua elevazione della Coscienza è il continuo fluire delle due polarità Yin-Yang da uno stato all’altro (il termine coscienza deriva dal latino Cum-scire - sapere insieme - ed indicava originariamente un determinato stato interiore).
Anticamente con coscienza si intendeva qualcosa di diverso da ciò che si ritiene oggi nell’ambito psicologico e filosofico. Non tutti gli antichi dividevano l’uomo in mente e corpo. 
Anzi era molto diffusa l’idea (oggi tornata alla ribalta) che l’uomo avesse tre funzioni relativamente indipendenti chiamate ‘Centro intellettivo’, ‘Centro istintivo’ e ‘Centro Emozionale’, collocate rispettivamente: in una parte dell’encefalo, nella parte terminale della colonna vertebrale e nella zona del plesso solare. 
Perciò ‘Coscienza’ indicava quello stato interiore di sintonia tra i tre centri (sapere insieme) che, se raggiunto, permetteva all’uomo di elevare la qualità della propria conoscenza. Infatti, la psicologia tradizionale indica con coscienza una funzione generale propria della capacità umana di assimilare la conoscenza.

All’inizio vi è consapevolezza, cioè constatazione attiva della nuova conoscenza. Quando a questa segue l’assimilazione definitiva del nuovo, come parte integrante del vecchio, si può parlare di coscienza. Questa funzione, applicata al susseguirsi di fenomeni di conoscenza (non solo sensoriali) genera il fenomeno della coscienza. L’Ipotesi Coscienza afferma che l’intera esistenza è Una Infinita Coscienza animata da un’unica energia intelligente. Questa infinita coscienza, come un continuum vuoto (Wu Qi) oltre lo spazio-tempo, costituisce la matrice ‘implicata’ di ogni ordine, intelligenza e bellezza. 
Pervadendo l’intimo cuore della realtà, questo oceano di coscienza rimane immoto e incontaminato, è il motore immobile, il perno vuoto delle mastodontiche ruote cosmiche in perpetuo movimento (il mantice, la Valle, il mozzo di Lao-zi). E, pur sfrangiato nella complessità delle sue molteplici dimensioni, esso rimane Uno, come un possente albero celato dalle sue stesse foglie (‘interezza nel frammento’ - Lao-zi).
La coscienza è stata raffigurata da sempre come luce 
e simboleggia l’archetipo di ogni spiritualità

mercoledì 4 febbraio 2015

“La lezione di musica” tratto da “Racconti dei saggi taoisti” di Pascal Fauliot di Rita Caprioglio - Parte seconda (e ultima)

(...) A quel punto, il letterato si precipitò ai piedi del vecchio supplicandolo di insegnargli la sua arte. E così, il giovane musicista seguì i passi dell’anziano. Questi gli insegnava delle arie, gliele faceva ripetere, lo correggeva, di volta in volta paziente, irascibile o ironico, ma sempre avaro di complimenti. In capo a quattro anni di comune erranza, il maestro di musica disse al discepolo: “Non ho più niente da insegnarti. Sai suonare, conosci i modi e i ritmi, possiedi la tecnica e le tue dita sono agili. Ho cercato di farti penetrare nel cuore della nostra arte, ma non ne hai sfiorato che la scorza. Il passo decisivo devi farlo da solo. Cerca, e quando penserai di averlo raggiunto, torna a trovarmi. Ti aspetto nella grotta della Sorgente di Giada, sul monte dei Tre Picchi”.
E le loro strade si divisero. Trascorsero tre anni. In una bella giornata di mezz’estate, Wen Ruchun si presentò davanti alla grotta dove l’aspettava il suo maestro. “E così, tu pensi di avere oltrepassato la soglia…” 
“Credo proprio di sì, Maestro. L’altro giorno ho suonato  nel palazzo di un prefetto. Era una melodia del modo Chang, quello dell’autunno. Un vento fresco si è insinuato nella sala, c’è stato un turbinio di foglie secche e le guance degli ascoltatori si sono coperte di lacrime.”
“Ebbene, vieni con me e fammi vedere. Una volta scoperta la strada, ogni vero artista la ritrova a modo suo”.
E il maestro condusse il discepolo in riva al lago della Pace Celeste. I due si sedettero su uno scoglio a picco sulle acque tranquille, dove il cielo sembrava sgorgare dalle profondità della terra. “Suonami qualcosa nel modo Yu”.
Wen Ruchun prese il liuto, l’accordò, sgranò i suoni e improvvisò una melodia. Il vecchio taoista fu preso all’istante da una collera violenta: 
“Io non sento che note, ma niente musica! Nel palazzo del prefetto, accecato com’eri dall’orgoglio, devi esserti lasciato trarre in inganno dalle apparenze! D’estate accade spesso che dagli alberi cada qualche foglia bruciata dalla siccità e quanto alle lacrime del tuo uditorio, sarà stata una corrente d’aria a irritare loro gli occhi. Qui, invece, non succede un bel niente! Stai suonando il modo dell’inverno, ma dov’è il vento gelido? L’acqua del lago si è forse ghiacciata? E’ forse cominciato a nevicare? Tu suoni solo con le dita. Hai il cuore più duro di una roccia e la musica del Dao non potrà mai scorrervi sopra!”
E il maestro strappò il liuto dalle mani dell’allievo e lo fracassò contro lo scoglio. Quando lo strumento si ruppe, emettendo un lamento straziante, per Wen Ruchun fu come se il cuore gli si spezzasse in due. Si mise a piangere e rimase prostrato a terra, scosso dai singhiozzi. Pianse tutta la notte stringendo tra le braccia il liuto rotto e non si addormentò che alle prime luci dell’alba. Alla fine della mattinata, il vecchio taoista svegliò il discepolo e lo condusse nuovamente davanti al lago. Lo fece sedere sullo scoglio, gli porse il proprio liuto e gli disse: 
“Riprovaci ancora una volta. Sarà l’ultima. Il fallimento dell’allievo è anche quello del Maestro. Se fallisci, mi butterò nelle acque del lago”.
E il maestro discese sulla riva. Gli occhi arrossati, il cuore traboccante di una disperazione senza fine, Wen Ruchun pizzicò nuovamente le corde nel modo Yu. A poco a poco un vento gelido levò il suo lamento, facendo rabbrividire la superficie del lago. Il musicista scorse la sagoma del Maestro camminare sulle acque, dal che comprese che il lago si era ghiacciato. Ce l’aveva fatta. Abbozzò un sorriso e restò con la mano sospesa sopra le corde.
“Attento!” muggì nel vento la voce del vecchio taoista “Continua a suonare o finirò per affogare! Tieniti pure il liuto, è il mio regalo d’addio! Ne avrai bisogno per insegnare la nostra arte!”
Wen Ruchun riprese a suonare. In quel momento udì un battito di ali. Nel punto in cui fino a poco prima camminava il suo mastro, vide solo levarsi in volo una gru bianca, che sparì sopra i tre picchi innevati lanciando grida che sembravano scoppi di risa.
Commento
Una cosa era certa ed è certa tutt’ora: il giorno in cui abbiamo deciso di seguire quelle che sentivamo essere le nostre profonde aspirazioni e passioni, abbiamo inevitabilmente deluso le aspettative di uno o di entrambi i nostri genitori e siamo incorsi nella loro disapprovazione. Quindi ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a seguire i nostri sogni e la nostra Via.
Certo che questi taosti, descritti e rappresentati il più delle volte come dei vecchi, coi vestiti rattoppati e, nel caso specifico, con un bastone di bambù se pensiamo alle rappresentazioni del Buddha, tale Siddhartha Gautama Sakyamuni, giovane, atletico e ….
Potremmo iniziare con il considerare, come abbiamo visto altre volte, che saggezza e capelli grigi vanno a braccetto, sempre tenendo conto dell’Ordine Naturale delle cose; la veste di tela grezza ci dà l’idea che chi la indossa non dia molto importanza all’apparenza, il grezzo si può intendere anche come semplice, non elaborato. Troviamo inoltre una analogia con la Tavoletta 70 del Daodejing, quando dice: “Per questo i Santi vestiti di tela di sacco, nascondevano in sé una giada”.
Questo Saggio, con una giada sul petto, non abita nei palazzi dei Re. Non lo si trova con facilità; quando lo si incontra non lo si riconosce. Nasconde in sé una giada, una pietra preziosa, da sempre abbinata al femminile, alla purezza; chi possiede una giada possiede un tesoro. Il bambù possiede delle specifiche qualità, quali la flessibilità, che lo rende capace di piegarsi, per esempio, sotto una spessa coltre di neve, per poi rialzarsi appena questa si è sciolta. Quale miglior esempio sulla Via della nostra quotidianità? Inoltre possiede dei nodi, delle specie di cerchi, disseminati in modo regolare per tutta la sua lunghezza; questo ci ricorda che la nostra evoluzione deve essere scandita da momenti in cui ci fermiamo a consolidare ciò che abbiamo raggiunto, in modo da renderlo stabile e certo. Non possiamo avanzare sempre, correndo il rischio di credere di essere dove non siamo. Come nel Gioco dell’Oca, il rischio è di tornare alla Partenza.
Lao-zi, Daodejing, Tavoletta 76: “Vivente l’uomo è tenero e flessuoso, morto diventa duro e rigido. Le piante sono tenere e flessibili, morte diventano avvizzite e rigide”. (trad. di Claude Larre).
Questo vecchio taoista sarà allora come un albero verde di Primavera. Mentre Wen Ruchun suona sulla piazza di un villaggio, il vecchio taoista si ferma a suonare in una radura; sa suonare anche solamente per il piacere di suonare, come espressione del suo animo e non solamente per essere applaudito. Prima di ciò, su richiesta del giovane musicista, gli esprime il suo parere; il modo in cui lo fa ci può ricordare, sempre dal Daodejing di Lao-zi, l’inizio della tavoletta 81: “La parola autentica non è seducente, la parola seducente non è autentica”. 
Quella che il taoista sa riprodurre con il suo strumento è una melodia, che ci rimanda e ci collega all’armonia, tale da far accorrere due gru bianche, aggraziate nelle loro movenze, simbolo di lunga vita e anche di felicità coniugale in quanto rimangano tutta la vita con lo stesso compagno. Le gru amano ballare in coppia e compaiono spesso dipinte sui chimono nuziali, come buon augurio.
Wen Ruchun fa un atto di sottomissione, riconoscendo al vecchio taoista non solamente di essere un abile musicista, ma di essere Uno con la melodia che suona.
Funziona nello stesso modo anche per quanto riguarda altre “arti”, come per esempio nella pratica del qi gong, quando ad un certo punto non siamo più noi a praticare il qi gong, ma è il qi gong che ci pratica. Insomma, in parole povere, quando non siamo più frammentati.
Facile? Ai nostri giorni? Assolutamente no. Difficile? Innanzitutto occorre volerlo fare, quindi provarci e perseverare. Wen Ruchun si era fermato alla tecnica, che è una parte e anche importante, ma non era ancora riuscito, come gli dice il Maestro, a penetrare nel cuore della sua arte.
Andare al cuore delle cose significa andare allessenza delle cose.
Il Maestro, prima di congedarsi, gli indica la via per raggiungere il suo cuore, ma non la può percorrere per lui; se lo facesse sarebbe un falso maestro. Nel libro “Il profeta” di Khalil Gibran, quando al Profeta appunto viene chiesto di esprimersi riguardo al tema dell’insegnamento, tra le varie cose che dice, una in particolare mi pare sposarsi bene con il concetto di cui sopra ed esattamente: “Se egli (il Maestro) è saggio veramente, non vi offrirà di entrare nella casa della propria sapienza; vi condurrà fino alla soglia della vostra mente”.
L'ultimo/primo passo l’allievo lo deve compiere da solo. Il tempo, si sa, vola ed ecco l’allievo ritornare dal Maestro con la convinzione di aver oltrepassato la soglia. Da cosa si era lasciato ingannare Wen Ruchun? Dalle apparenze, dall’esteriorità, dal suo cuore pieno di orgoglio, a tal punto da scambiare l’illusione per realtà. Ci pensa il Maestro, prontamente, a riportarlo con i piedi per terra. Come capita spesso tra noi umani, è un momento di profondo dolore che riporta Wen Ruchun a casa, che lo risveglia alla vita e all’amore. L’elaborazione del dolore, gli permette di entrare in contatto con la sua personale melodia e finalmente pizzicare le corde del liuto all’unisono con quelle della sua anima; non c’è più separazione.
E il Maestro? Da buon taoista sa ridere, in primis di se stesso, sa accogliere i mutamenti e le mutazioni, sa lasciar andare gli attaccamenti.

lunedì 2 febbraio 2015

“La lezione di musica” tratto da “Racconti dei saggi taoisti” di Pascal Fauliot di Rita Caprioglio - Parte prima

Wen Ruchun discendeva da una vecchia famiglia di letterati dello Shanxi. Fin dall’infanzia aveva avuto la passione della musica. Aveva addirittura finito per abbandonare lo studio dei classici per andare a prendere lezioni presso i più famosi maestri di musica della provincia. Trascorreva quindi la maggior parte del suo tempo esercitandosi al liuto. Con grande dispiacere dei genitori, era stato bocciato agli esami da mandarino. Non potendo più sopportare i rimproveri del padre, un bel giorno era fuggito dalla casa natale, cominciando a guadagnarsi da vivere come musicista ambulante.
Una sera, mentre suonava sulla piazza di un villaggio, Wen Ruchun scorse tra la folla dei curiosi un vecchio taoista con addosso una veste di grossa tela rattoppata, appoggiato a un bastone di bambù e con, a tracolla, una borsa nella quale si indovinava la forma di un liuto.
Il vecchio si soffermò brevemente ad ascoltare il concerto, dopodichè si rimise in cammino.
Finito il suo pezzo, il giovane letterato gli corse dietro e l’abbordò con queste parole: “Perdonate la mia audacia, venerabile, ma poiché mi sembrate anche voi un musicista, vorrei sentire il vostro parere sulla mia esecuzione e ricevere i vostri consigli”.
Il vecchio taoista ebbe un attimo di imbarazzo prima di rispondere: “Non manchi certo di talento e dell’abilità necessaria a produrre suoni gradevoli. La tua musica rallegrerà senz’altro l’orecchio di qualche campagnolo, ma dubito che possa incantare gli uccelli!” E, senza aggiungere altro, si rimise in cammino.
Confuso e curioso di sapere che genere di musica suonasse il taoista, Wen Ruchun lo seguì a distanza nella speranza di sentirlo esibirsi durante una prossima tappa. Al calar della notte, il vecchio si fermò in una radura e cavò dalla custodia il suo strumento. Il giovane letterato rimase nascosto tra i cespugli, impaziente di sentirlo. 
Le corde del liuto vibrarono e nell’aria risuonò una melodia di ineffabile bellezza. Una brezza profumata fece fremere le foglie degli alberi e due gru bianche, simili a due spiriti fiabeschi, si posarono con infinita grazia sulla radura. Modulando il loro canto in sintonia con la musica, eseguirono una fantomatica danza nuziale nella luce dorata del crepuscolo. Alle ultime note della melodia, le gru si alzarono in volo e sparirono nel tramonto.

Commento
Una cosa era certa ed è certa tutt’ora: il giorno in cui abbiamo deciso di seguire quelle che sentivamo essere le nostre profonde aspirazioni e passioni, abbiamo inevitabilmente deluso le aspettative di uno o di entrambi i nostri genitori e siamo incorsi nella loro disapprovazione. Quindi ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a seguire i nostri sogni e la nostra Via.
Certo che questi taosti, descritti e rappresentati il più delle volte come dei vecchi, coi vestiti rattoppati e, nel caso specifico, con un bastone di bambù se pensiamo alle rappresentazioni del Buddha, tale Siddhartha Gautama Sakyamuni, giovane, atletico e… Potremmo iniziare con il considerare, come abbiamo visto altre volte, che saggezza e capelli grigi vanno a braccetto, sempre tenendo conto dell’Ordine Naturale delle cose; la veste di tela grezza ci dà l’idea che chi la indossa non dia molto importanza all’apparenza, il grezzo si può intendere anche come semplice, non elaborato. Troviamo inoltre una analogia con la Tavola 70 del Dao De Jing, quando dice: “Per questo i Santi vestiti di tela di sacco, nascondevano in sé una giada”.
Questo Saggio, con una giada sul petto, non abita nei palazzi dei Re. Non lo si trova con facilità; quando lo si incontra non lo si riconosce. Nasconde in sé una giada, una pietra preziosa, da sempre abbinata al femminile, alla purezza; chi possiede una giada possiede un tesoro. Il bambù, poi, possiede delle specifiche qualità, quali la flessibilità, che lo rende capace di piegarsi, per esempio sotto una spessa coltre di neve, per poi rialzarsi appena questa si è sciolta. Quale miglior esempio sulla Via della nostra quotidianità?
Inoltre possiede dei nodi, delle specie di cerchi, disseminati in modo regolare per tutta la sua lunghezza; questo ci ricorda che la nostra evoluzione deve essere scandita da momenti in cui ci fermiamo a consolidare ciò che abbiamo raggiunto, in modo da renderlo stabile e certo. Non possiamo avanzare sempre, correndo il rischio di credere di essere dove non siamo. Come nel Gioco dell’Oca, il rischio è di tornare alla Partenza.
Lao zi, Dao De Jing, Tavola 76: “Vivente l’uomo è tenero e flessuoso, morto diventa duro e rigido. Le piante sono tenere e flessibili, morte diventano avvizzite e rigide”. (trad. di Claude Larre).
Questo vecchio taoista sarà allora come un albero verde di Primavera. Mentre Wen Ruchun suona sulla piazza di un villaggio, il vecchio taoista si ferma a suonare in una radura; sa suonare anche solamente per il piacere di suonare, come espressione del suo animo e non solamente per essere applaudito. Prima di ciò, su richiesta del giovane musicista, gli esprime il suo parere; il modo in cui lo fa ci può ricordare, sempre dal Dao De Jing di Lao-zi, l’inizio della tavoletta 81: “La parola autentica non è seducente, la parola seducente non è autentica”
Quella che il taoista sa riprodurre con il suo strumento è una melodia, che ci rimanda e ci collega all’armonia, tale da far accorrere due gru bianche, aggraziate nelle loro movenze, simbolo di lunga vita e anche di felicità coniugale in quanto rimangano tutta la vita con lo stesso compagno. Le gru amano ballare in coppia e compaiono spesso dipinte sui chimono nuziali, come buon augurio.