venerdì 29 maggio 2015

Dal libro “Nell’eterno, l’amore” di Francois Cheng questo nuovo post di Rita Caprioglio (con commento).


Lungo il sentiero, tra le piante e gli alberi fioriti, svolazzano le farfalle. Tra queste ce n’è una molto bella e grande che si posa su una dalia. Xiao-fang avanza con passo leggero nel tentativo di prenderla, ma non riesce nell’impresa. 
Lan-ying la consola: “Perché catturarla? Bisogna lasciare che gli esseri viventi vivano a modo loro”. 
Una volta a casa va diretta verso l’armadio e prende un portagioielli. Dopo aver frugato bene nella scatola, estrae un fermaglio d’argento a forma di farfalla.
“Com’è bello! Mettetelo, fatemi vedere!”
 “Metterlo, alla mia età…”
“La farfalla non ha età. Si rinnova ogni anno. Penso che dovremmo fare tutto quel che desideriamo, proprio come la farfalla, ascoltando solo il nostro cuore. La bellezza e l’onestà non hanno età!”
La bellezza di una donna viene dal Cielo e quando ella la ritrova è più preziosa di tutto l’oro del mondo.
Commento
Dao-sheng comprende che il fascino della donna, quando ella non deve sopportare mille avversità, proviene dalla magia trasformatrice, capace di mutare tutto in grazia celeste, immune da qualsiasi tentativo di degrado. 
Certo, si tratta della carne, ma anche di come questa carne si trasmuta incessantemente in sussurri, in profumi, in radiosità, in onde infinite delle quali è importante non soffocare la musica. Riflettendoci bene, il corpo della donna incarna il miracolo più ardente della natura. O più precisamente, è la natura che si riassume in lei come un miracolo. Non è forse vero che racchiude tutta la bellezza della natura: dolci colline, segrete vallate, fonti e praterie, fiori e frutti? Non bisogna dunque percepire questo corpo come un paesaggio?.
Come insegna il Maestro taoista, più che con le entità sostanziali, bisogna imparare a comunicare con ciò che esse emanano, con lo splendore del verde e del muschio, con il suono dei pini, con le fragranze trasportate dalla foschia e dal vento.
Un pensiero di un uomo, Francois Cheng, trascritto da una donna, Rita Caprioglio - Naturopata, e da questa dedicato a tutte quelle donne che umilmente, con coraggio e pazienza, si rinnovano incessantemente e di questo rinnovamento fanno condivisione.

lunedì 25 maggio 2015

Meditazione taoista: come iniziare bene la giornata di Rita Caprioglio, Operatore in Biodiscipline


Tratto da una domenica di Meditazione taoista con Pino Ferroni 

L’atteggiamento positivo e la motivazione sono fondamentali per il raggiungimento dell’equilibrio interiore. Senza la giusta motivazione, la vita dell’uomo è fatta di ansie e incertezze, mentre l’atteggiamento positivo ci serve per superare tutti gli ostacoli che incontreremo sul nostro cammino e per poter cominciare ad assaporare totalmente il piacere e la gioia di vivere.
Vorrei oggi parlarvi di questo argomento del Daodejing di Lao-zi: “Passare e ripassare dove siamo già stati”.
Che cosa significa ciò?
Vi voglio raccontare una storia, la storia dell’Esploratore.
C’era un’oasi nel deserto dove una comunità viveva lì da tempi immemorabili senza mai avere abbandonato quell’angolo di mondo che gli permetteva di vivere in modo accettabilmente autosufficiente. Per quanto possa sembrare incredibile, nessuna persona di quel villaggio aveva mai abbandonato il perimetro dell’oasi per sapere che cosa esistesse al di là del deserto e gli anziani del villaggio continuavano a raccontare ai giovani una leggenda antica secondo la quale chi aveva provato a farlo non era mai tornato indietro per raccontare ciò che aveva scoperto. Un giorno però un uomo del villaggio decise, spinto da una grande sete di conoscenza, che avrebbe esplorato il mondo al di fuori della grande oasi. Subito si radunò il Consiglio degli Anziani per decidere se accogliere o meno la richiesta. Fu una riunione lunga, animata, piena di contrasti e di scontri ma, dopo un giorno e una notte di discussione, il Consiglio degli Anziani decise di autorizzare l’uomo ad uscire dall’oasi a patto che ritornasse indietro spesso per raccontare ciò che aveva scoperto. Per evitare che quel comportamento fosse seguito da altri, il Consiglio degli Anziani decise di legittimare questa novità che si verificava nel villaggio investendo ufficialmente l’uomo, davanti a tutto il popolo riunito in sessione plenaria, del titolo di Esploratore.
Così, il mattino seguente, l’Esploratore partì dall’oasi con una scorta di viveri ed acqua, salutato da tutta la comunità. Senza mai voltarsi indietro superò la prima grande duna e, quando non fu più visibile dall’oasi, si sedette e rimase tutto il giorno a guardare il paesaggio di dune e sabbia che lo circondava.
Sopraggiunta la notte, confrontò il paesaggio notturno con il ricordo di quello diurno, il diverso modo di vedere le dune, la chiarezza e la differenza di direzione delle ombre durante il giorno in confronto con le ombre della notte, le stelle, l’escursione termica improvvisa e molto più grande di quanto si verificasse sull’oasi, la mutevolezza del vento… e si addormentò. Il giorno seguente si dedicò all’osservazione della sabbia, dei piccoli granelli che la componevano, di quelli più grandi, della consistenza della polvere che lasciava sulle mani, le gradazioni di colore, le varie durezze, la temperatura alle varie profondità, il grado di umidità a seconda dell’esposizione solare e dei punti cardinali, i tempi di caduta al suolo dei vari granelli contenuti in una mano. Continuò così per mesi e mesi e, quando ritornava al villaggio, mentre si ristorava, raccontava i misteri di tutte le rocce del mondo, il perché delle siccità e delle alluvioni, gli effetti del caldo e del freddo, l’importanza del sole e della luna, il significato di massa e di peso, le leggi della gravità. Raccontava dei ritmi respiratori e dei battiti cardiaci, delle sudorazioni e dei brividi, dei diversi climi della terra, delle stagioni e dei vegetali, del mistero della vita legato all’acqua.
Raccontava dell’acqua che alimentava tutto il mondo animale e vegetale, raccontava dei minerali nascosti sotto la crosta della Terra, di tutti i tipi di terra e dei segreti delle coltivazioni, delle tecniche di dissodare, seminare, irrigare per arricchire la Terra di flora e di fauna. Raccontava della vita degli animali, dei loro bisogni, dei loro ripari e delle loro strategie di sopravvivenza. Raccontava dei benefici della luce, della necessità della notte, dell’alternarsi ciclico delle stagioni, dell’importanza del caldo e del freddo, del secco e dell’umido, del duro e del morbido, della pioggia e della siccità. Raccontava del sole e dell’energia radiante, della luna e dell’energia riflessa, del moto della Terra, del sole, dei pianeti, delle galassie, del mistero dell’Universo e di Dio…
Tao: “Maestro è colui che ha conosciuto il mondo senza mai essere uscito di casa, senza mai essersi affacciato alla finestra”.
Lao-zi, Daodejing: “L’universo tutto è rappresentato in un granello di sabbia. Basta soltanto saperlo cogliere”.
Cosa facciamo invece noi generalmente?
Siamo così intenti a cercare di riempire il nostro vuoto interiore che corriamo come meteore di qua e di là, così affamati di vedere e fare cose nuove che la maggior parte di esse ci sfugge, lasciandoci a pancia vuota. Facciamo un esempio pratico. Prendete come riferimento una qualsiasi vostra giornata. Che cosa fate appena svegli?
La maggior parte delle persone pensa al lavoro che le aspetta o a come riempire la giornata che sta per iniziare. I più attenti, quelli che hanno del percorso meditativo alle spalle, guardano almeno fuori della finestra per guardare che tempo fa. Siamo appena svegli ed abbiamo già perduto un’infinità di occasioni.
Il primo pensiero che dovrebbe sorgere nella nostra mente appena apriamo gli occhi è un pensiero di ringraziamento alla Vita che un giorno ci ha animato e che adesso ci concede ancora un giorno da percorrere. La seconda azione dovrebbe essere quella di affacciarci alla finestra e fermarci un attimo per vivere il senso di questo ulteriore mattino, il suo profumo, la sua aria, la sua temperatura. E in questi elementi ritrovare tutte le nostre mattine, la nostra vita già vissuta, ricca di particolari, di ricordi, di emozioni, di realizzazioni, di insuccessi e di vittorie, di momenti di tensione e di pace, di azione e di quiete. Ci siamo svegliati da appena cinque minuti ed abbiamo già gli occhi pieni di luce e il cuore traboccante di sensazioni. Questo è veramente quello che si dice: “Iniziare bene la giornata”.
Esaminiamo ora il nostro comportamento per strada, mentre ci rechiamo al lavoro. Da casa al nostro posto di lavoro incontriamo genericamente decine, centinaia di persone, visi e sguardi che si incrociano con il nostro, ma dei quali non ce ne rimane alcun ricordo, non rimane nulla a noi di loro, ne’ a loro di noi.
In realtà ci siamo sbirciati senza guardarci, ci siamo incrociati senza incontrarci, siamo scivolati via perdendo l’occasione di aumentare la nostra esperienza cercando di capire nel viso degli altri la loro giornata, la loro notte, i loro sogni, le loro aspirazioni, i loro problemi, le loro miserie, le loro grandezze, il loro dolore e la loro felicità. Ombre che scivolano via in mezzo ad altre ombre e basta, ombre noi stessi, senza nessuna consapevolezza di questo scorrere, di questo incrociarsi, nel senso di questa vita.
Passare e ripassare significa imparare a vivere e rivisitare in modo creativo i gesti ripetitivi del quotidiano affinché diventino sempre nuovi, significa spegnere il pilota automatico e cominciare a vedere, fare, essere; significa ritrovare ogni giorno una motivazione alla ricerca, alla sperimentazione. Vivere le esperienze del quotidiano in modo creativo significa saperle rivisitare con spirito creativo per modificarle, perfezionarle, accelerarle o rallentarle con la mente concentrate nell’azione che stiamo compiendo, ancorata nel qui ed ora e non persa in pensieri del passato o del futuro.
Ogni cosa ha il suo tempo
Questo è valido per ogni istante della nostra vita: continuiamo, con tenacia e perseveranza, a viverli, visitarli e rivisitarli, saziamoci di essi, viviamoli corporeamente, non solo a livello mentale, perché il pensiero umano è atemporale, è nel corpo che possiamo trovare la certezza della realtà e la realtà dell’uomo è fatta delle piccole cose del quotidiano. Passiamo, tanto per cominciare, qualche minuto al giorno in questa meditazione, vivendo pienamente e creativamente la cosa che stiamo facendo in quel momento, qualsiasi essa sia, anche quella che giudichiamo la più insignificante.
Sentiremo immediatamente una nuova sensazione sorgere in noi, una sensazione fatta di novità, di felicità, una consapevolezza di cambiamento esaltante. Ci accorgeremo che riusciamo ad assaporare ciò che stiamo facendo e, contemporaneamente, a pensare a quello che dobbiamo fare subito dopo ma, per arrivare a questo, dobbiamo rivisitare lo stesso gesto decine, centinaia, migliaia di volte finché non sarà più ripetitivo, non più fonte di noia e di stress, ma sempre nuovo, sempre incredibilmente creativo. Quel semplice gesto, comportamento, azione, ogni semplice gesto, ci può far capire che siamo organismi vivi, organismi che non passano più attraverso la vita senza coglierla realmente, ma esseri umani consapevoli del presente e dell’importanza della nostra vita e della vita della Natura tutta.
Il cambiamento inizia qui, l’autorealizzazione ha queste basi
Queste mie parole non sono parole illuminate, frasi celebri, importanti, che cambieranno la storia dell’uomo, a me basta farvi vedere delle possibilità, piccole luci di consapevolezza, di speranza e di azione.
Certo questo non mi porterà folle di persone perché io parlo del semplice ed il semplice non esalta, non incanta; parlo della realtà quotidiana e non trovo sostenitori che ti seguano realmente, dicono: “Bello”, ma poi continuano nella solita routine. Però, se volete veramente riprendere possesso della vostra vita e di tutte le stupende cose che essa può offrirvi, questo è il primo, vero, unico passo.
Certo, nella nostra cultura, è molto difficile essere perché tutti gli stimoli, le spinte consumistiche, i messaggi che ci bombardano da quando siamo nati, ci spingono a sognare il mondo dell’avere come il moderno paradiso terrestre. Ogni giorno cercano di convincerci che i simboli di status rappresentano la nostra realtà, la nostra realizzazione e, perché no, sono loro che compongono il nostro Sé oggettivo. E finché penseremo che noi siamo la somma delle nostre automobili, dei nostri vestiti e dei nostri soldi, ci allontaneremo sempre più dal nostro centro, la nostra vera ricchezza. Non voglio dire con questo che il mondo degli oggetti non sia utile; dico soltanto che non deve diventare lo scopo unico della nostra vita. La ricerca interiore percorre una via verticale, come quella delle miniere di pietre preziose, dalla periferia al centro; la ricerca dell’avere segue una linea orizzontale, come quella dei tunnel autostradali, dal centro alla periferia, all’esterno da noi.
L’esperienza non può essere compensata dal semplice pensiero, l’esperienza è applicarsi continuamente nel quotidiano. La mente serve per comprendere le motivazioni all’azione, il corpo per compiere l’azione. Soltanto questa continua reciprocità, al di là di ogni dicotomia, porterà ad un’estensione della coscienza che è l’unica via per arrivare alla nostra realizzazione e del nostro divino.

venerdì 22 maggio 2015

Una Riflessione sulla tav. 8 del Tao Te Ching di Valentina Muto

La tavoletta 8 del Daodejing: riflettendo sull’acqua e sul suo ruolo nella terra, mi girava nella mente qualche cosa.
Il nostro pianeta ha cielo e terra e noi siamo tra essi. 
Noi stessi abbiamo un cielo infinito, la mente, ed una terra, finita, fertile e tangibile, il nostro corpo, fra mente e corpo c’è il cuore. 
Inoltre ho da poco scoperto che lo stesso cuore ha un cuore e mi domandavo come fosse possibile senza un suo cielo e una sua terra... ma l’universo, nel suo silenzio è illuminante
Mi è capitato infatti a mano un testo in cui è spiegato che il cuore è costituito da una parte alta in cui ci sono tessuti sottili che potrebbero riferirsi al cielo e una parte bassa, più densa, che potrebbe riferirsi alla terra, questi due piani hanno fra loro una connessione che avviene tramite i ventricoli, probabilmente è li che si trova il cuore nel cuore.
Non capivo però l’acqua, che ha un importanza così singolare nel pianeta, come non poteva avere una sua simbologia nell’universo uomo?. 
“...Assume la forma di ogni cosa  
Prende la posizione più bassa...”, 
questo mi fa pensare ad accoglienza e umiltà, in effetti è nell’acqua che nasciamo come esseri umani, è l’acqua che accoglie la vita.
Grazie all’acqua sono nate le prime forme di vita, infatti il nostro dovrebbe essere l’unico pianeta della galassia ad averla, anche questo fa pensare a quanto sia speciale e non si possa farne a meno. Noi esistiamo grazie ad essa ma l’acqua è anche l’unica cosa che può eliminare la vita stessa, non c’è stata guerra, virus, malattia, arma, siccità o sovrabbondanza che abbia eliminato l’esistenza umana sulla terra (almeno che io sappia). Oggi stiamo ipotizzando questo rischio perché attraverso il riscaldamento globale l’acqua potrebbe arrivare a sommergere il 3% di terra in cui viviamo. 
E’ stato straordinario notare quanto un elemento così gentile, accogliente e malleabile possa anche essere così fatale e dominante.
E nel nostro corpo? Cosa simboleggia queste caratteristiche dell’acqua? Ed ecco che ho pensato al diaframma.
Inspirando il diaframma si abbassa, 
“...prende la posizione più bassa...”
creando spazio ed espansione della cassa toracica lateralmente, verticalmente e anteriormente, 
“...assume la forma di ogni cosa...” 
c’è spazio e accoglienza, questo movimento è simile a quello del mare che arriva dal basso, dalla profondità degli abissi 
“...Prende la posizione più bassa...”
sale in superficie e si espande sulla spiaggia. Nell’espirazione che è una non azione, il diaframma risale in posizione neutra, la cassa toracica si chiude e l’aria esce all’esterno, così come il mare che scende negli abissi e si ritira dalla spiaggia. 
A me sembra che il movimento del diaframma sia come quello del mare o delle maree, in effetti anche il rumore dell’inspirazione e dell’espirazione mi ricordano il rumore del mare. 
E la respirazione è ciò che caratterizza la vita extrauterina e l’autonomia dal grembo comincia con un respiro.

lunedì 18 maggio 2015

Scendere verso il cielo di Sara Tancredi


Questo scritto nasce dall’incontro tra l’esperienza del percorso personale di Sensibilizzazione Emozionale® e le mie conoscenze pregresse in ambito psicologico e psicoterapeutico.
Devo ammettere che dopo anni di studi, grazie al massaggio Shen unito a pratiche di Mindfulness, ovvero di consapevolezza, sto finalmente comprendendo quello che Anzieu, psicoanalista francese, descriveva con il concetto di “Io pelle”. E’ una sensazione strana quella di percepire che la mente risiede nel corpo e, credetemi, fare la psicologa non aiuta!
Spesso nella società in cui viviamo, nella cultura in cui viviamo, nel ruolo che ricopriamo, siamo abituati ad identificarci così tanto con il pensiero! Facciamo lunghi discorsi e lunghissimi dibattiti per cercare di capire razionalmente il punto di vista nostro e altrui, per cercare riconoscimenti da parte delle persone che vivono intorno a noi. Questo perché per primi siamo noi a non riconoscere noi stessi.
“Io pelle” si riferisce al senso di sé di un individuo, al percepirsi corporalmente e psicologicamente come individualizzato, separato dal mondo esterno ma degno di essere accettato e amato, con una costanza interna e una memoria che garantiscano la continuità nel tempo e nello spazio.
Secondo Anzieu, il riconoscimento e il soddisfacimento dei bisogni del bambino da parte della madre o di chi si prende cura di lui nei primi anni di vita, (bisogni di nutrimento, di cura, di protezione e affetto) in modo amorevole e sincrono, permetterebbero al bambino di creare una base corporea di costruzione dell’Io, che funge da radice e va di pari passo con la costruzione psicologica. La pelle rappresenta il più grande organo di senso che abbiamo, delimita tutti gli estremi dello spazio che occupiamo fisicamente, ci dà una percezione del nostro confine. La pelle permette il contatto con l’esterno: permette allo stesso tempo a ciò che è all’interno di non diffondersi all’esterno e a ciò che è all’esterno di non invadere l’interno.
foto da Ellinikà
Se una persona ha vissuto esperienze di tocco affettuoso, protettivo e sincrono con chi si è preso cura di lei, allora svilupperà un senso di sé positivo che faciliterà la sua separazione e la sua individuazione come persona autonoma, integra e in grado di prendersi cura a sua volta di se stessa e degli altri.
Questa base corporea e mentale sarà inevitabilmente connessa alla parte spirituale perché inserita in una danza armonica e interdipendente con le altre persone e con la vita stessa.
“Scendere verso il cielo” indica quindi un processo che parte dalle convinzioni e dai pregiudizi che abbiamo a livello razionale e che scende verso le sensazioni corporee per costruire quell’“io pelle” tanto importante per varcare le porte del cielo dello spirito.
Solo andando verso il basso possiamo aspirare a salire verso l’alto, crescere, creare, realizzare.
L’affermazione di sé passa da qui, dal sentirci bene nella nostra pelle, che non limita ma delimita, che non isola ma che mette a contatto, che non divide ma che apre canali profondi di comunicazione.
La comunicazione efficace e la costruzione di relazioni armoniche possono avvenire solo se ci percepiamo differenziati, riappropriandoci del piacere di stare nella nostra pelle. Contatto che non divide ma che apre canali profondi di comunicazione.

lunedì 11 maggio 2015

Sul parlare e ascoltare

Dal “Tongxuan zhenjing”:
«Parlare è un mezzo per esprimere se stessi agli altri, ascoltare è un mezzo per accogliere gli altri in se stessi. Gli uomini ciechi e sordi non possono fare queste esperienze, perciò ci sono cose che essi non conoscono. Ma cecità e sordità non sono solo condizioni fisiche, sono anche condizioni mentali. Chi non riesce a comunicare è come se fosse cieco e sordo. (...) Non osservare e non informarsi è come essere ciechi e sordi in compagnia di altri».

Il comunicare è una delle arti più difficili perché sottostà a due requisiti fondamentali:
1) Avere chiaro che cosa si vuole comunicare e lo strumento più idoneo da utilizzare volta per volta. E questo compito attiene al comunicatore.
2) La decodifica esatta del messaggio comunicato attiene all’orecchio di chi ascolta. E questo secondo requisito non può essere inserito nella comunicazione in quanto attiene esclusivamente a chi ascolta.
   
Nella mie molteplici funzioni (Direttore dei Corsi della Società Kairos s.r.l., insegnante nella scolastica di Shen Training®, Maestro nei Corso di EnerTao e di Meditazione taoista),  mi sono scontrato per anni con l’orecchio di chi ascolta. Da qualche anno a questa parte sto utilizzando gli ideogrammi cinesi per comunicare, visivamente e graficamente, il concetto che desidero trasmettere, perché un concetto, come dice la parola stessa, rimane sempre qualcosa di astratto, parte dalla tua mente con un preciso proposito per arrivare alle menti di altri che non sono necessariamente sintonizzate sui tuoi intenti.
L’ideogramma di parlare è composto da una porta a due battenti che indica chiaramente che l’arte del parlare non è un monologo ma, essendo rivolta ad altra o altre persone si deve essere aperti al feedback. 
Se in mezzo al carattere di ‘porta’ inseriamo una bocca componiamo l’ideogramma parlare
Considerando che il nostro parlare è rivolto almeno ad un ascoltatore, il nostro parlare può avere la funzione di ‘insegnare’ o di ‘comunicare’.
Insegnare
(ideogramma da me composto ad uso didattico)
Il carattere in basso designa un Grande Uomo (insegnante) che parla (carattere intermedio di bocca) ad uno studente (carattere in alto).
Comunicare
L’ideogramma di comunicare è più complesso: a sinistra abbiamo il carattere di orecchio (ascoltare), in alto il carattere te (ti ho ascoltato) e contemporaneamente (carattere di uno) ti vedo (carattere di occhio) per poterti rispondere col cuore (carattere in basso). Ecco che la comunicazione è molto diversa dall’insegnare perché non implica semplicemente trasmettere delle nozioni, ma presuppone anche di inserire nella comunicazione il nostro mondo emozionale (carattere di cuore).
La comunicazione si complica ulteriormente, nel nostro lavoro, che presuppone che il nostro ascolto sia non solo attento, ma anche empatico.
Empatia
Un uomo (carattere centrale) percepisce ciò che gli viene detto (carattere di sinistra) e lo rispecchia (carattere di destra). Questo ideogramma rispecchia perfettamente il concetto di ascolto empatico: la comunicazione che si riceve viene percepita attraverso la propria esperienza personale ed emozionale, ma ritornata senza nessun coinvolgimento emotivo o proiettivo. Questo è il vero significato di ‘specchiamento’! 
Ancora più significato è l’ideogramma di ‘trasmissione’, intesa fra Maestro e discepolo.
Trasmissione
Partiamo dal basso: un Maestro (carattere di sinistra e linea orizzontale con una virgola) trasmette l’insegnamento del Tao (carattere in alto) inserendo nella sua voce una vibrazione energetica (carattere di bocca con due linee orizzontali sopra. Perciò la trasmissione spirituale comporta che il Maestro inserisca in ciò che trasmette anche la sua personale esperienza spirituale.
Questo concetto può essere ulteriormente ampliato con il concetto di ‘trasmissione sottile’.
Trasmissione sottile
Il carattere centrale è una bocca che trasmette un discorso (carattere di destra) utilizzando una profonda vibrazione (quattro linee orizzontali centrali) che gli deriva da aver fatto una profonda meditazione col cuore (carattere di sinistra).

Penso che se colleghiamo questo post con quello che ho postato giorni fa su il concetto di “Conoscenza intuitiva” che deriva da Yi - il Suono del Cuore - abbiamo un quadro completo dei vari modelli di comunicazione che insegniamo nei nostri Corsi di Naturopatia Umanistica® & Shen Training®.

mercoledì 6 maggio 2015

Intuitive Knowledge


Intuitive knowledge provides to the theories of contemporary science a world view in which the two fundamental themes are the unity and interdependence of all phenomena, and the consideration of man as an integral part of this system. What matters is the search for a direct experience of reality, which transcends not only intellectual thinking but also sensory perception. The knowledge that comes from this kind of experience is called "complete reality" by Taoists, because it is not based on discrimination or abstract intellectual ideas, which are always relative and approximate. Once that level is reached the spirit understands that it is rooted in the infinite.
To realize this deep understanding of oneself is thesource of true wisdom and true wisdom lies precisely in observation and self-knowledge. Therefore awareness is our true self, and it is who we are. The aim is to gradually develop this awareness and activate the compassion and loving kindness that is already within us.
So, in a sense, there is no need to develop awareness: just to realize how we are blocking with thoughts, fantasies, opinions, judgments and prejudices.
Just being in the instant, doing one thing at a time is the most efficient way of living, simply being here, living our lives now.
But intuitive knowledge cannot be described; it can only be transmitted. This type of transmission provides, in the transmitter, the ability for his words to vibrate with the emotion that intuition has given him.
Ideogram Yi
(The Sound of the Heart)
The ideogram is formed by the image of the Heart (below) and from a mouth that emits a musical note. So it describes a person who is acting from the heart every time he speaks,
thinks and moves.
This is the sound of the Heart!
What is the attitude of the True Master when transmitting his intuitions? Tranquil, serene, composed, simple, linear, as if everything was…
“Nothing special”

venerdì 1 maggio 2015

Conoscenza intuitiva

La conoscenza intuitiva fornisce alle teorie della scienza contemporanea una concezione del mondo nella quale i due temi fondamentali sono l’unità e l’interdipendenza di tutti i fenomeni e considera l’uomo come parte integrante di questo sistema. Ciò che interessa è la ricerca di una esperienza diretta della realtà, che trascenda non solo il pensiero intellettuale, ma anche la percezione sensoriale. La conoscenza che deriva da un’esperienza di questo tipo viene chiamata dai taoisti “realtà completa” perché non si basa su discriminazioni o astrazioni intellettuali, le quali sono sempre relative e approssimate. Una volta che tale livello è raggiunto lo spirito finito comprende di avere le proprie radici nell’infinito.
Realizzare questa profonda comprensione di se stessi è la fonte della vera saggezza e l’autentica saggezza risiede appunto nell’osservazione e nella conoscenza di se stessi. La consapevolezza perciò è il nostro vero Sé,  è ciò che siamo. La meta è sviluppare gradualmente questa la consapevolezza e attivare quella compassione e gentilezza amorevole che già sono in noi
Perciò, in un certo senso, non c’è bisogno di sviluppare la consapevolezza: basta rendersi conto di come la blocchiamo con pensieri, fantasie, opinioni, giudizi e pregiudizi. 

Stare semplicemente nell’istante, fare una sola cosa alla volta è il modo più efficiente di vivere, è essere semplicemente qui, vivere la nostra vita ora.
Ma la conoscenza intuitiva non si può descrivere, si può solo trasmettere. Questo tipo di trasmissione prevede, nel trasmittente, la capacità di fare vibrare nelle sue parole anche l’emozione che l’intuizione ha suscitato in lui.
Ideogramma Yi
(il suono del Cuore)
L’ideogramma è formato dal radicale di Cuore (sotto) e da una bocca che emette una nota musicale. Quindi una persona che fa agire il Cuore tutte le volte che parla, pensa e si muove. 
Questo è il suono del Cuore!
Quale è l’atteggiamento del Vero Maestro quando trasmette le sue intuizioni? 
Tranquillo, sereno, composto, semplice, lineare, come se tutto fosse 
“Niente di speciale”