venerdì 30 ottobre 2015

“Gratitudine” da ‘Psycologie’ a cura di Rita Caprioglio

Le neuroscienze lo dimostrano: praticare la gratitudine nella quotidianità è una garanzia di buona salute fisica e relazionale. Dare del proprio dopo aver ricevuto ci aiuta a resistere allo stress, ma anche a prendere consapevolezza che abbiamo bisogno degli altri per esistere.


Grazie: queste cinque lettere possono cambiare le nostre vite. Non i grazie detti in modo automatico per una porta tenuta o una saliera passata, no; secondo lo psicologo Robert Emmons, la gratitudine è benefica quando è espressa in piena consapevolezza, dopo essere passati attraverso due tappe. In primo luogo, la constatazione del bene ricevuto, che può essere materiale (regalo) o immateriale (sostegno morale, presenza) e del suo costo (lo sforzo che ha richiesto). In seguito, “la consapevolezza del fatto che la sorgente di questo beneficio si trova al di fuori di sé”. Sorgente che può essere un’altra persona, ma anche la vita stessa.
Uno sguardo positivo sulla vita: per misurare gli effetti reali di questa riconoscenza, Robert Emmons e il suo collega Michael McCullough hanno convocato parecchie centinaia di persone che hanno diviso in tre gruppi. Il primo gruppo teneva un diario delle proprie esperienze quotidiane; il secondo, solamente delle esperienze spiacevoli, mentre nel terzo gruppo, ognuno doveva compilare la lista degli avvenimenti dei quali poteva essere riconoscente. Dieci settimane più tardi, quest’ultimo gruppo presentava uno stato generale più positivo, entusiasta nel quotidiano e ottimista per l’avvenire. Meglio ancora: queste persone riportavano meno preoccupazioni per la loro salute e si prendevano maggiormente cura di loro stesse, principalmente attraverso la pratica di un’attività sportiva. Robert Emmons ha anche constatato un abbassamento del livello dello stress, una migliore qualità del sonno, una maggiore determinazione, una accresciuta performance e una caduta del rischio di depressione. Più spesso noi ci sforziamo di rilevare le ragioni per essere riconoscenti, più facilmente ne troviamo. Inoltre, più noi esprimiamo la nostra gratitudine agli altri, più siamo apprezzati, quindi più essi sono gentili, più noi abbiamo delle ragioni per essere loro riconoscenti, etc. E’ un circolo virtuoso che non può mai essere chiuso! Come funziona? La gratitudine “aiuta una persona a dirigere la sua attenzione verso le cose felici della sua vita e a distoglierla da ciò che gli manca”, spiega Robert Emmons. Non che la gratitudine annienti le nostre emozioni negative, essa incita piuttosto a sviluppare delle emozioni positive concentrandoci sulle nostre chance. L’obiettivo è quello di passare, come lo esprime il filosofo e psicologo italiano Piero Ferrucci “dalla pretesa - io voglio questo - alla gratitudine - io sono felice di ciò che ho. Questo è ciò che fa dire a Michael McCullough che “la gratitudine potrà essere una felice alternativa al materialismo, cancrena della nostra società iperconsumistica”. Infine, aggiunge Robert Emmons, “praticare la gratitudine distoglie l’attenzione da me, la dirige più verso gli altri e ciò che essi ci procurano”. Ciò permette di decentrarsi: un attitudine che non solamente ci alleggerisce della pressione di cui ci carichiamo a forza di essere attenti a noi stessi, ma che ci fa anche entrare in una relazione calorosa con il mondo e gli altri.
Una mano tesa verso l’altro
“Ringraziare, donare, rendere merito, condividere. Questo piacere che ti do, non è solamente per me. Questa gioia, è la nostra”. C’è, nella gratitudine, una mano tesa verso l’altro in cambio del suo aiuto o di un suo regalo. Così e come lo sottolinea il filosofo Paul Ricoeur, dalla riconoscenza altrui in quanto essere umano alla riconoscenza come sinonimo di gratitudine, non c’è che un passo: quello della coscienza che noi abbiamo gli uni degli altri per esistere. E’ lo sguardo dell’altro su di me che convalida la mia esistenza, poi conferma il mio valore. Senza questo “riconoscimento”, non sono niente.  Già lo diceva Aristotele: “L’uomo che è incapace di vivere in comunità o che non ne sente il bisogno perché si basta a se stesso, non fa parte della città e per conseguenza è un bruto o un dio”. 
Per convincersene, è sufficiente reimmergersi nella sensazione provata quando, dopo aver fatto un favore, non abbiamo ricevuto alcun segno di ringraziamento. L’ingratitudine, questa “tomba del bene”, secondo Alfred de Musset, è una ferita intima come se, più che il nostro regalo o aiuto, sia stata la nostra persona tutta intera che è stata negata.
Inversamente, esprimere la propria gratitudine, è sciogliersi nella grande vasca dell’umanità, è accettare ed inserirsi con gioia nella trasmissione. E’, inoltre, un’occasione per prendere consapevolezza delle proprie fragilità, cosa che ci aiuta ad accettarci così come siamo. “La gratitudine è per definizione antieroica” nota Piero Ferrucci, “non dipende dal mio talento, dalla mia forza o dalla mia originalità. Essa riposa sulla mia capacità di essere vulnerabile, vale a dire accettare di farmi aiutare ed essere contento di ricevere questo sostegno”.
Traduzione dal francese dell’articolo “La gratitudine fa bene” apparso su Psycologie a cura di Rita Caprioglio

mercoledì 28 ottobre 2015

Ancora sulla Lectio Magistralis - Post di Valentina Muto

Oggi Pino, durante il week-end della mia scolastica ha fatto una lezione, come ha detto Rita, magistrale, in gergo il TOP.
Per tutto il tempo o avevo punti interrogativi o sorridevo perché certe frasi, i concetti, la semplicità con la quale lui li esprime, mi arrivavano nell’addome attraverso una sensazione di calore. Non ricordo chi mi disse, o forse l’ho letto da qualche parte, che noi non abbiamo la capacità di percezione dei nostri organi perché altrimenti dovremmo avere un cervello ancora più elaborato, che ci permetta di vivere mentre si sente anche tutto ciò che accade dentro. Mi è lampato questo ricordo mentre Pino diceva, “l’essere umano ha sempre cercato di conoscere l’inconoscibile”. A parer mio e probabilmente sto dicendo una cosa assurda, questo tizio era più fuori di me. Ma tu pensa come si sia stravolta la prospettiva, invece di prestare attenzione all’interno pensiamo di non esserne capaci per privilegiare l’attenzione all’“esterno”. Tra il percorso di Biomassaggio e il Qi Gong, io e sicuramente altre migliaia di persone, percepiamo ciò che accade dentro di noi, chiaramente non stiamo ogni minuto della giornata a seguire il percorso della saliva al nostro interno, però possiamo farlo e ne abbiamo la capacità, diversamente siamo lì a struggerci per sapere cosa accade fuori dal nostro pianeta Terra. La conoscenza è molto importante ed utile, ma secondo me stiamo esagerando. 
Io personalmente sono molto diretta nel cercare di comprendermi e a livello mentale ho parecchia consapevolezza di diverse cose, ultimamente però mi sono accorta che non serve a niente, cioè ai fini della trasformazione la consapevolezza deve passare dal corpo e quello che io faccio con la mia mente è solo un controllo che mi evita la paura dell’ignoto. Penso che sia un po’ il terrore di molti e forse per questo vogliamo avere padronanza dell’inconoscibile ma Pino ha detto “conoscere senza fare non ha significato”.
E’ pazzescamente vero, ad esempio sento persone dire: «Non inizio un percorso di biomassaggio perché so che uscirebbero cose pesanti». Intanto, quanto il sapere mentale porti alla presunzione, perché poi noi pensiamo che una cosa sia pesante ma abbiamo la percezione di essa nel momento in cui l’abbiamo vissuta, da bambini ad esempio, quindi il ricordo sarà enorme ma, in proporzione a come siamo oggi, è più piccola quella cosa. Poi la sola consapevolezza mentale non fa crescere, sai ma se non fai non trasformi e questo per me è realissimo e infatti posso appendere al chiodo libri e quant’altro perché basta mente, adesso solo corpo.
E’ stato scioccante per me la comprensione di una cosa che in realtà è stata detta da Pino diverse volte: Xin è mente-cuore, siamo noi che li abbiamo divisi ma per i cinesi è un concetto unico, come poi lo yin-yang, quindi anche il discorso che ho fatto prima è in approccio occidentalissimo, infatti credo faccia emergere non tanto la scissione che io dò ma anche diamo in generale, a mente e cuore, ma il privilegio è della mente a scapito del cuore, in realtà non solo li abbiamo divisi ma abbiamo ridotto il cuore ad un concetto così irrilevante da non essere importante citarlo nel processo vitale. 
Poi Pino ha detto che per uscire dall’illusione del bambino si deve entrare in contatto con la realtà della vita e a questo proposito penso a me, ma anche a persone conosciute nel mio percorso. Quell’illusione me l’hanno portata via esperienze della vita in modo traumatico, penso che il ruolo del genitore sia fondamentale, crescere un figlio nella protezione eccessiva non lo fa essere pronto per vivere in un mondo che ancora esiste. Comunque ho scritto sul mio libro di questo argomento. 
Però anche la società secondo me si comporta in modo non reale, siamo bombardati da immagini di una realtà che era televisiva ed è ora comune. Mi vengono i brividi. Quindi se già è forte passare dall’illusione alla realtà della vita, lo è di più entrare in una realtà finta.
Io anni fa stavo malissimo quando uscivo in compagnia e mi rendevo conto di messe in scena lampanti, probabilmente lo facevo anch’io o lo faccio ancora, non so ma non in modo così estremo. La realtà delle persone è costruirsi un personaggio, è da brividi. Cioè che poi non hanno nemmeno tanta fantasia perché sono tutti uguali. Pino ha detto appunto che in questa realtà ingannevole e snaturata noi chiaramente usiamo maschere per cercare di piacere. Ho subito ricordato un opera teatrale bellissima, che è poi l’unica che ho visto in vita mia e per altro in Tv e non a teatro, di Pirandello “Così è se vi pare”, è proprio esemplare e finisce con la protagonista che dice “Io sono chiunque volete che io sia”. Quindi proprio l’allontanamento totale da sé, pur di essere visti, accettati, di piacere ci perdiamo.
E la farsa ultima che ho scritto negli appunti e che ha detto Pino e che sto leggendo in questo istante è stata “La terza serie del Biomassaggio rende al corpo la gioia di vivere e alla mente la capacità di consapevolezza e accettazione della realtà, attraverso il cuore”. Eh sì perché manca il cuore, ci perdiamo in cose assurde perché la mente può cose infinite ma non attuabili nella realtà, noi le abbiamo attualizzate creando una realtà alienata e caspita ci siamo alienati, se ci fosse il passaggio dal cuore non sarebbe così e noi ne siamo la conferma. Il fatto è che se è la maggioranza che costituisce la normalità con la quale paragonarsi, noi siamo dei disadattati, realisti, di cuore, ma disadattati. Quindi insomma siamo considerati noi i pazzi.
Questa lezione a me è arrivata dritta nel cuore, ha cominciato a battermi all’impazzata e il mio torace si stava espandendo al punto che di lì a poco il reggiseno si sarebbe strappato. Mi sono trovata in difficoltà perché non ricordo di aver mai percepito così tanta gioia tutta insieme e non sapevo come farla uscire quindi mi sentivo un missile con il timore che, non lo so, sarei esplosa. Poi l’attualità di un testo antico, Wu Zhen Pian, cioè per me era come se si stesse parlando del presente, però il testo risale a non so quanti mila anni fa, ora sicuramente Pino lo ha attualizzato ma è sempre pazzesco quanto sia semplice e contemporanea la cultura cinese. Semplice nel senso che, con un Maestro che te la spiega, arriva ma non nella mente, ma nel mente-cuore. Io non provavo l’innamoramento, quello folle, di accettazione completa, da parecchi anni ma a me queste cose mi creano, come direbbe il Dott. Mori, uno stress psico-fisico-emotivo piacevolissimo, le molecole iniziano a danzare insieme! 
Pino the best.

Testimonianza - Post di Zahra Chouitar

Vi vorrei raccontare una storia bella, questa storia è la mia storia. Prima non lo era bella, o perlomeno era solo il mio sguardo che la vedeva brutta e focalizzava solo sulle cose brutte. E grazie al lavoro compiuto all'Ego Center, ho cambiato il mio sguardo e la mia storia, la mia vita, la mia persona hanno rivestito un abito lucente, ora la mia storia è serenamente colorata.

Sapete perché? 
Solo perché ho ritrovato il corpo e le sue sensazioni, solo perché ho ritrovato il cuore e le sue emozioni e solo perché ho appacificato la mia mente. E ora posso dire che mi sento più in armonia e coerenza con me stessa e l'ambiente circostante e soprattutto mi sento completamente in sintonia con la natura. E unita corpo-mente-cuore, sempre di più innamorata vado avanti serenamente nella realizzazione dei miei progetti.
Non potevo essere presente questo week-end di Festival dell’Essere per ragioni lavorative ma tenevo a dirvi quanto questa scuola sia un'opportunità e questo lo posso affermare con più convinzione ancora sin da quando ho conosciuto altre realtà delle stesse discipline qui in Francia ma anche in Svizzera e ho potuto verificare che la realtà dell'Ego Center è unica e spero che in qualche parte nel mondo ce ne siano anche altre. Però la grande differenza tra l'Ego Center e le altre scuole è il lavoro di crescita personale abbinato alla formazione professionale, perché infatti come si può pretendere di accompagnare altre persone ad abbracciare il proprio mondo interiore se non abbiamo già abbracciato il nostro proprio mondo fatto di luci ma anche di ombre?. Dice infatti un detto francese “Un buon terapeuta porta solo sul cammino che esso ha già percorso”.
 
Che sia per noi stessi o per farne una professione, questa scuola ci offre un'unica opportunità che è quella di ritrovare noi stessi e di sviluppare il nostro potenziale, compito che dovrebbe essere quello dei genitori e poi della scuola. Per me, è stato un regalo, un dono che mi sono fatta 5 anni fa e ne sono felice e fiera. E auguro a tutti di permettersi di diventare e di realizzarsi perché sono sempre più convinta che siamo proprio qui per questo!

lunedì 26 ottobre 2015

Lectio Magistralis di domenica 25 ottobre - Post di Rita Caprioglio

Berceto… 
Infinito; è questo il viaggio inaspettato che mi attende questa mattina.
Un viaggio di ritorno in cui il Paradiso (senza nessuna accezione religiosa), cioè quello stato di Autenticità e di Non separazione che ognuno di noi sperimenta all'inizio della sua vita era un tempo in cui, attraverso il Cielo ci era facile conoscere e attraverso la Terra ci era facile agire.
Attraverso la danza, sempre mutevole, delle linee chiare e delle linee scure dei trigrammi si può comprendere come aver tradito noi stessi per “sopravvivenza” ci ha costretti ad adottare una maschera e ci ha allontanati dalla nostra Autenticità.
Il Ritorno ci attende, per renderci partecipi di quell'infinito che siamo, nel finito che siamo.
“Se non fossi già profondamente innamorata del lavoro che faccio, dopo questa lezione non avrei potuto non esserlo”, queste sono le parole che mi escono dal cuore al termine della lezione. 
E, tra Finito e Infinito, Grazie!

Dalla Lectio Magistralis di Pino Ferroni sul testo “Wu Zhen Pian” nell'ambito della scolastica del 3° Anno di Naturopatia Umanistica® e Shen Training®.

domenica 25 ottobre 2015

Il Cuore nel Cuore

Dopo la mia pubblicazione su FB del “Cervello del cuore” sul quale citavo gli incredibili risultati dell’HearthMath di cui io e l’Associazione Ego Center siamo soci, molti mi hanno chiesto di approfondire l’antico scritto daoista Neiye (circa 300 a.C.) il quale parla di un cuore all’interno del cuore.
Per chi non fosse addentro alla dialettica energetica daoista l’ideogramma Xin indica sia la funzioni del Cuore (per cui è scritto maiuscolo) e quelle della Mente. Perciò, nel concetto energetico daoista le emozioni del Cuore non sono disgiunte dalla consapevolezza della Mente, in quanto entrambe abitate dagli Spiriti Shen. 
Il Neiye (Lavoro Interiore) è un lungo testo in versi con tutta probabilità trasmesso oralmente prima di essere redatto in forma scritta e di costituire una sezione dell’opera più generale denominata Guanzi.
Dal punto di vista del Taoismo, il Neiye rappresenta un’importante testimonianza di questo pensiero al suo stadio originario, prima delle successive contaminazioni, in particolare buddhiste, soprattutto per ciò che concerne le nozioni di Essenza (Jing), Soffio vitale (Qi) e Spirito (Shen).
Cito qui, a differenza della traduzione messa su FB, la traduzione di Fabio Zanello che così scrive:
“...Quando la nostra mente è ben regolata 
i nostri organi di senso sono di conseguenza ben regolati. 
Quando la nostra mente è in quiete 
i nostri organi di senso sono in quiete altrettanto. 
Ciò che li regola è la mente; 
ciò che li pone a loro agio è la mente. 
La mente perciò contiene una mente all’interno, 
e questo è da dire: 
che all'interno della mente vi è un’altra mente. 
In questa mente della mente, 
la facoltà di pensiero giunge prima di ogni parola. 
Dopo la facoltà di pensiero giungono le forme, 
dopo le forme, i nomi, dopo i nomi, 
la mente comincia a essere usata, 
e, dopo aver messo la mente in uso, 
viene la sua regolamentazione. 
Senza una corretta regolamentazione la confusione
sopravverrà certamente, e, se vi sarà confusione, 
Con altrettanta certezza sopravverrà la morte.

venerdì 23 ottobre 2015

Da una lezione introduttiva di EnerTao - ottobre 2010 - Rita Caprioglio

Lao-zi scrisse sul Dao tramandato dai Saggi Antichi,
ai Saggi Antichi il Dao fu trasmesso dalla Natura

La meta è il viaggio
Voi siete un gruppo selezionato per partecipare a questo nuovo anno di EnerTao e vorrei che nessuno di voi si sia posto o si ponga un obiettivo da raggiungere perché l’unico obiettivo che vi dovete porvi è la partecipazione a questi sabati mattina di consapevolezza. Questi incontri a cadenza mensile sono le tappe del viaggio verso una nuova comprensione degli insegnamenti dei grandi Maestri del Dao.
Se devo andare da Milano a Reggio Calabria in automobile posso comportarmi in due modi diversi che presuppongono anche tempi diversi:
- posso calcolare attentamente il percorso, il tempo più breve possibile per arrivare alla meta, le soste minime da fare, la media da tenere in autostrada e partire a testa bassa e al massimo della velocità pensando solamente a raggiungere Reggio Calabria, la meta del viaggio;
- oppure posso partire tenendo una velocità che mi permetta di vedere il paesaggio, i paesini che si intravedono dall’autostrada ed uscire spesso per andare a vedere un castello che si è intravisto su di una collina, un campo di girasoli, un laghetto ameno, qualsiasi cosa che in ogni momento attiri la nostra attenzione. Ciò presuppone tappe intermedie per mangiare e dormire ed un arrivo a Reggio Calabria ricchi di tante belle cose viste e godute, ma, naturalmente, in un tempo senz’altro più lungo.
Figuriamoci poi se prendessi l’aereo.
Il nostro viaggio lungo la Via alla ricerca della comprensione degli insegnamenti degli antichi Saggi dell’Antichità e dei Maestri della Scuola della Realtà Completa presuppone di adottare il secondo modo.
Pensate alla vita. Anch’essa è un viaggio la cui meta è la morte. Se non ho imparato a fermarmi continuamente lungo il viaggio per assaporare le situazioni che essa mi offre, le emozioni che muove, i sentimenti che genera, a stupirmi continuamente della bellezza della Natura, a trovare sempre nuovo ed interessante tutto ciò che ho già visitato, allora significa che ho scelto l’opzione uno.
La fretta, l’ambizione, l’eterna fame di nuovo, la superficialità, l’incapacità di stupirsi davanti alle piccole cose della nostra quotidianità, l’attaccamento adrenalinico ad una vita che non prevede l’amore e la gratitudine per la vita sono tutto ciò che permette di vedere solo l’opzione uno. 
L’opzione due è aspirazione di poche persone che stanno cercando di coltivare la loro luce interiore attraverso i modelli e gli stili di vita che ci sono stati tramandati dai Saggi a mezzo dalla Tradizione orale.
Questo deve essere il nostro obiettivo durante questi nove mesi di incontri sui classici taoisti. La nostra meta è il viaggio, un viaggio che non prevede di raggiungere nessun traguardo perché noi siamo il viaggio e il traguardo non è da qualche parte là fuori, ma in noi. La mondanità lo ha oscurato, lo ha ricoperto di false mete e di falsi desideri, di vie aberrate. La speranza è di ritrovare la vera via, l’unica via attraverso l’insegnamento orale della Tradizione e gli scritti dei Grandi Maestri che molti anni dopo l’hanno messa per iscritto, pur con simboli criptati e decifrabili in modo corretto solo sotto la guida di Maestri ai quali sono stati resi palesi.

Grazie dell’attenzione e... buone soste a tutti

mercoledì 21 ottobre 2015

Introduzione al pensiero del Zhongho-ji (traduzione di Thomas Cleary)

L’autore di Zhongho-ji, Li Dao-qun, aveva studiato con sedici e più Maestri, ma si dice che avesse appreso il segreto finale da un misterioso personaggio dell’Asia centrale. Dal suo libro emerge chiaramente che egli doveva avere grande familiarità con l’ampia gamma di insegnamenti e di pratiche (taoiste e taoistiche) diffusi al suo tempo, compresi quelli delle Scuole della Grande Via e dell’Assoluto, due altri movimenti taoisti che sorsero nella stessa epoca della Scuola della Realtà Completa. 
La scienza dell’Essenza o dello Spirito del Dao della Realtà Completa viene considerata del tutto semplice, accessibile a chiunque, perseguibile da parte di tutti, benché il suo cammino non sia privo di trabocchetti. Questo insegnamento è esposto in termini coerenti con le pratiche basilari di meditazione che si trovano di continuo nel Daoismo.
«L’essenza del Dao ultimo è misteriosa e oscura; l’estrema conquista della Via Suprema è buia e silenziosa. Senza guardare o sentire, abbraccia lo Spirito e diventa calmo, e il corpo si correggerà. Sii quieto, sii semplice; non sforzare il tuo corpo, non stravolgere il principio vitale, e potrai vivere a lungo. Quando gli occhi non vedono niente, l’orecchio non sente niente e la mente non sa niente, il tuo Spirito conserverà il tuo corpo, e il tuo corpo vivrà a lungo. Sii attento a ciò che è dentro di te; escludi ciò che è fuori di te; se il tuo corpo è tutto teso, ti distruggerà. Io conservo l’unità, per partecipare così alla sua armonia. Io condivido la luce del sole e della luna, io condivido l’eternità del Cielo e della Terra».
Il Dao della Realtà Completa sottolinea che all’interno del Dao si trova un semi-dualismo: essenza e vita. Con parole che sarebbero diventate abituali in quella Scuola, Liu Cao scrive: «Lo Spirito è l’Essenza, l’Energia (Qi) è la vita; quando lo Spirito non tende all’esterno, l’Energia è naturalmente stabile». Nel Dao della Realtà Completa, l’unione di essenza e vita, di spirito ed energia, è considerata di estrema importanza; infatti, nel Taoismo, la degenerazione è di solito fatta risalire allo squilibrio tra Spirito ed Energia. Liu scrive: «Non credere che trattenere il respiro sia un vero esercizio; e non lo è neanche contare i respiri e contemplare disegni. Anche se hai eliminato le preoccupazioni esterne, ma hai conservato dentro di te le ansie della mente, che cosa hai ottenuto? Guarda il bambino nel ventre della madre: egli non è diviso e non sa fare calcoli. Unifica la tua energia e rendila duttile, vedrai che lo spirito si stabilizzerà per sempre. Il vero respiro che va e viene è naturalmente tranquillo, un continuo che non s’interrompe e che ritorna alla vita originaria. Poi, anche se tu non lo decidi, una primavera spirituale da sola fluisce a ogni fiato ».
La letteratura della Realtà Completa contiene numerose critiche ai praticanti di esercizi fisici e mentali. Nel Canto dell’Ultima Via di Liu Cao l’equilibrio tra l’Essenza e la vita viene mantenuto nel modo che poi fu caratteristico del Dao della Realtà Completa, e cioè attraverso ciò che in termini alchemici è chiamato il «versare Spirito ed Energia l’uno nell’altra». La scienza dell’Essenza viene associata alla pratica taoista del non-agire, messa in evidenza qui e in tutta la letteratura daoista; ma la tradizione della Realtà Completa sottolinea la necessità di sforzarsi per raggiungere lo stato di non-azione, che a sua volta libera potenzialità straordinarie. Come dice Liu: «All’inizio, che cosa usi per avviare la restaurazione? Quando raggiungi il punto del non-agire, niente è non-agito»Tale sforzo non significa necessariamente esercizio esteriore, quanto purificazione interiore. Fedeli al loro rigore in materia di Essenza e di Spirito, così come in materia di vita e di Energia, i daoisti della Realtà Completa, invece di scegliere le manifestazioni esteriori, dirigevano la loro attenzione alla fonte, passando dalla vecchia fisiopsicologia alla nuova.
E questa è una visione reale della spiritualità che ci viene da un libro antichissimo che dovrebbe, pur nella sua complessità generale, portato alla conoscenza di tutti per un reale “punto di svolta” della nostra vita e della nostra società. Pino

La mia esperienza di Laboratorio “Hair Tapestry “ di Jurika Mischi

Ringrazio tutte le persone che hanno partecipato a questo Laboratorio di “Hair Tapestry”. 
E’ stata per me un’esperienza importante che mi ha arrichito molto. Penso che insegnare ad altri ciò che sai sia la cosa migliore che puoi fare per allargare la conoscenza di te stesso, di sentirti eccitato e gratificato.

Mi ha riempito di gioia e di voglia di fare il vedere l’impegno profuso e i risultati che i partecipanti hanno avuto.

Mai avrei pensato di poter contribuire ad allargare la conoscenza di qualche altra persona, tanto meno di poter condurre da sola un Laboratorio: di questo devo ringraziare l’Associazione Ego Center, Pino e tutti gli Operatori di Ego Center  che mi hanno spinto prima, e supportata poi, a fare un primo passo verso la mia autorealizzazione.
GRAZIE!!!!!

sabato 17 ottobre 2015

“Filosofia della MTC, L’arte del Cuore, il Tao del Biomassaggio Energetico® e della Sensibilizzazione Emozionale®”

Venerdì sera si è conclusa la parentesi infrasettimanale del Festival con la conferenza di Pino Ferroni “Filosofia della MTC, L’arte del Cuore, il Tao del Biomassaggio Energetico® e della Sensibilizzazione Emozionale®”.
In una sala gremita (graditissima la presenza di molti degli allievi della Scuola di Milano associata alla nostra, facente capo a Marina Lombardi), Pino ci ha prima di tutto raccontato un po’ di sé, condividendo con noi un breve riassunto del suo percorso personale, con particolare riguardo alle occasioni che la vita gli ha fornito ( e che lui ha prontamente colto) per diventata una persona equilibrata e saggia, per noi un vero Maestro.
Dalle letture giovanili, che già avevano mosso la sua coscienza e il suo desiderio di cambiamento, ai primi impieghi in un mondo tutt’altro che attento alla spiritualità, ma che gli hanno fornito l’occasione per entrare in contatto con la bioenergetica di Alexander Lowen e i testi taoisti della Scuola della Realtà Completa che lo hanno introdotto alle tematiche della Filosofia della Medicina Tradizionale Cinese e dello Shen.
A questo punto, l’aggancio con il tema della serata: l’Arte del Cuore.
Per gli antichi cinesi, per poter esercitare quest’arte, il Cuore deve essere “vuoto”. Ma mentre per noi occidentali questo aggettivo ha un’accezione negativa, non è così per i cinesi, per i quali questa parola è sinonimo di “vuoto di elementi inutili e dannosi” e quindi pronto ad accogliere l’amore per l’altro.
Attraverso un percorso scandito dai trigrammi, Pino ci ha guidato verso il concetto che maggiormente caratterizza la nostra Scuola e la rende unica: quello di Shen, rimandandone l’approfondimento alla successiva fase del Festival (sabato 17 e domenica 18 ottobre), ad esso particolarmente dedicata.

Patrizia Vetri

mercoledì 14 ottobre 2015

Festival dell’Essere 2015 (incontri da venerdì 9 a lunedì 11)

Andrea, Armanda, Paolo e Giovanni: quattro splendide persone che hanno impresse nei tratti del viso il loro entusiasmo per la vita. Visi “rustici”, atteggiamenti corporei ben ancorati alla terra. Si sente subito che sono felici di parlare delle loro profonde passioni: i cesti, le api, il Bitto, l’agricoltura naturale e il vivere in comunità. Uno scambio di sguardi con il pubblico crea immediatamente un feeling speciale che scalda la sala. Occhi belli, luminosi, desiderosi di comunicare. e davanti a noi si dipanano storie inaspettate di persone che hanno lasciato a suo tempo una vita “normale”, fatta di routine, casa-ufficio-stipendio fisso per buttarsi nell’avventura, oppure che hanno sempre vissuto così, legati alla terra per tradizione di famiglia o per scelta. Il tratto comune è l’entusiasmo, il desiderio di continuare a percorrere la strada che hanno scelto nonostante mille difficoltà. Che lezione per i giovani in cerca di un loro posto nel mondo e anche per i meno giovani desiderosi di ritrovare una nuova vitalità!
Nicol, delicata farfalla emersa da un bozzolo duro e doloroso anche grazie alla sua grande passione, la DanzaMovimentoTerapia.
Di Primo mi piace prima di tutto il suo nuovo look: barba e sciarpa (anche se non ce ne sarebbe bisogno) che lo fanno assomigliare ad un ‘carbonaro’ o ad un redivivo Giuseppe Verdi. Parla di un filosofo del 1500, ma quanta attualità nel suo pensiero!
Glauco e David, agopuntore e medico veterinario omeopata. Molto diversi ma affini, hanno spiegato dell’agopuntura e dell’omeopatia con splendida chiarezza, ma ci hanno anche fatto comprendere fino a che punto sentimenti ed emozioni possono influenzare la nostra salute. 
Per contro Roberta ci ha fatto capire come si possono fabbricare creme di bellezza utilizzando i semplici prodotti che abbiamo praticamente tutti in casa.
Fabio è un fulcro per tante persone e si capisce subito: la sua Fondazione si occupa non solo di accogliere persone in difficoltà, ma di accoglierle in un ambiente ecologicamente sano, vivibile e che non sfrutta le risorse della Terra, ma anzi le potenzia.
Rita, che parlando del Qi Gong e delle Marce della Salute non solo ci ha trasmesso i primi rudimenti di una tecnica millenaria, ma ci ha anche fatto comprendere quanto la cura di sé sia faticosa ma indispensabile e da praticare quotidianamente, possibilmente prima ancora che i disagi psicofisici si manifestino.
E, dulcis in fundo, i due pilastri dell’Ego Center, Pino e Pietro, che non finiranno mai di stupirmi. Mai uguali a se stessi, pur essendolo sempre, sono i compagni di viaggio che ognuno vorrebbe avere nella vita. Li ringraziamo di esistere e attendiamo i loro prossimi interventi.

Patrizia Vetri

martedì 13 ottobre 2015

Vivere il corpo di Monia Nizzoli e Stefania Brighenti

Partecipando al Festival dell'Essere nelle giornate di sabato 10 e domenica 11 è stato veramente bello e interessante entrare in contatto tramite le conferenze, con diverse realtà a noi tutto sommato poco conosciute, realizzate da persone che con coraggio, determinazione e tanto entusiasmo, hanno fatto scelte di vita, anche molto impegnative e che continuano con passione a portare avanti (con non poche difficoltà) sia come modo d'essere che come lavoro, consci che il ritorno più grande non è certamente quello economico ma quello di aver migliorato la propria qualità di vita e di vivere armoniosamente con l' ambiente che ci ospita.
In quanto Operatrici in Discipline Bionaturali ci soffermiamo per condividere la nostra esperienza vissuta durante la conferenza tenuta da Nicol Campari perché abbiamo potuto cogliere alcuni aspetti comuni a due differenti discipline: da una parte la DanzaMovimentoTerapia, dall'altra la Sensibilizzazione Emozionale®.
Entrambe rappresentano, per ciascuno di noi, la possibilità d'intraprendere un percorso personale di consapevolezza corporea che è al tempo stesso consapevolezza di se stessi e che pian piano si trasforma in un modello di vita, semplicemente più autentico e in armonia con la nostra natura.
Superati i condizionamenti sul corpo ad opera della mente castrante e delle sue gabbie (giudizi, preconcetti, paure ecc.) il corpo torna ad essere davvero un tuttuno con mente ed emozioni e ne diventa al tempo stesso la loro libera espressione.
Nicol tutto questo lo ha sperimentato su se stessa come noi lo sperimentiamo prima su di noi e ce ne ha dato esempio quando con i presenti (a lei per lo più estranei) lo ha condiviso, parlando di sé e della sua esperienza fatta di tanta sofferenza e paure. Nicol ha parlato più volte di "piacere", piacere del movimento, piacere di essere nel movimento e di esprimersi in quel movimento. Noi che eravamo guarda caso sedute vicine, cercavamo di contenere la nostra emozione, ma era chiaro che non ci saremmo riuscite. Sapevamo che parlava di quel piacere che crescendo avevamo anche noi perduto e che ora possiamo dopo anni di percorso vivere di nuovo: il piacere provato ognuno nella propria misura, quando eravamo bambini ma che si dimentica quando iniziamo a erigere ciascuno la propria corazza.
Arriviamo al momento della dimostrazione di una danza delle mani che Nicol ha fatto vedere proprio per far capire che non ci sono limiti fisici di nessun tipo che ti possono estraniare dalla possibilità di esprimerti.
D'altra parte è la mente che divide, che separa, che nega.
La danza delle mani è stata per noi estremamente toccante, in quel movimento solo apparentemente più piccolo, abbiamo visto la somiglianza assaporato l'ampiezza, il respiro, la potenzialità che nella nostra tecnica si esprime nei "liberi" e, per citare le parole di Pino, al quale tante volte durante gli anni scolastici incredule chiedevamo: "ma come fai a fare quello che fai con le mani? Riportiamo :
"Quando sei e non fai, allora la mano si apre, il movimento scorre, l'Energia fluisce libera, i contorni sfumano, l'io e tu si confondono nella consapevolezza delle reciproche individualità e allora il massaggio diventa creatività , dialogo tonico, condivisione. Chi ti guarda non vede più un massaggio, vede il comporsi di una musica, un'armonia energetica che avvolge e coinvolge e anche lo spettatore diventa parte attiva di quella creazione. Solo allora possiamo veramente cogliere al di là di ogni intellettualismo, la meraviglia che siamo e il potenziale che ognuno di noi ha dentro di sé".
Queste parole un giorno erano solo un desiderio, poi son diventate la nostra realtà attraverso l'esperienza diretta: ecco la commozione e l'immensa gratitudine provata.  Grazie Nicol e grazie Pino.

lunedì 12 ottobre 2015

Ulteriori approfondimenti sullo Shen

Lo Shen è una delle “5 sostanze vitali” del corpo e possiamo definirla come “l’insieme delle funzioni mentali e vitali dell’organismo”.
E’ il tipo di Qi più sottile e immateriale.
Il termine Shen è usato con diversi significati nel Neijing:
1. L’attività del pensare, la coscienza, l’intuito e la memoria, tutte attività legate al Cuore-Xin.
2. Il complesso delle 5 attività mentali dell’essere umano: lo Shen stesso, lo Hun, il Po, lo Yi e lo Zhi
3. La vitalità, che si riflette negli occhi, nella lingua, nel polso, nell’incarnato.
Lo Shen perciò è il responsabile dell’organizzazione e coordinamento delle funzioni corpore, affinché lavorino in armonia.
Presiede alla:
- buona qualità del sonno
- coscienza
- memoria
- serenità
E se la serenità è disturbata si avranno disturbi psichici: angoscia, ansia, nervosismo.
Parlare e discutere di Shen si presenta molto difficoltoso, sia per il suo concetto astratto, sia per la stretta relazione che intercorre con gli organi, specialmente il Cuore Xin, emanazione dello splendore degli Shen; che è l’organo che sovrintende all’attività del pensiero e all’attività emozionale dell’uomo.
Ma cos’è lo Shen?
Per alcuni autori potrebbe essere tradotto come Spirito, Coscienza, per altri il termine più appropriato è quello di Mente (Maciocia):
“... E’ il più sottile tipo di Qi... Credo che Mente sia una traduzione più
precisa per Shen, quello che in Occidente chiamiamo Spirito...”
Sicuramente lo Shen è coscienza umana, perché si associa alla personalità dell’individuo, alla capacità della sua mente di avere delle idee in un costante ed armonico equilibrio; è l’insieme delle funzioni vitali e delle funzioni mentali: capacità di sintesi, di concretizzazione, forza di volontà, arte di guardarsi dentro, determinazione; è Shen Ming, lo splendore dell’intelletto, la chiarezza dell’eloquio, la capacità del Cuore di conoscere e comprendere gli aspetti fisici e psichici dell’organismo; rappresenta in definitiva la coscienza vivificante dell’uomo, è l’autentica conoscenza di sé e delle cose. 
Shen rappresenta il mistero dell’esistenza, il segreto significato della vita individuale che deve essere accolto per realizzare consapevolmente la propria vita.
L’ideogramma arcaico di Shen rappresenta a sinistra un uomo e a destra due mani che accolgono un raggio di luce, la Luce della Consapevolezza, la Luce dello Shen (‘Tocco Shen’). 
Secondo l’interpretazione della metafisica taoista, il corpo umano è frutto dell’equilibrata azione della parte materiale Jing (corpo) e delle istanze spirituali Shen. Da questa visione cosmologica percepiamo lo Shen come la forza creatrice, la luminosità del Cielo “Tian,” che rende possibile l’organizzazione della vita strettamente vincolato alla creazione della vita  stessa, che si manifesta nell’universo e in tutti gli esseri viventi, uomo compreso.

venerdì 9 ottobre 2015

I Tre Tesori

La pratica meditativa daoista fondata sui Tre Tesori viene considerata come un perfezionamento graduale: 
- raffinare la Vitalità in Energia
- raffinare l’Energia in Spirito
- raffinare lo Spirito in Vuoto 
- fondersi con la realtà del Tao 
Altra visione:
Un movimento e un distacco progressivo dalla consapevolezza del corpo alla consapevolezza del respiro, dalla consapevolezza del respiro a quella della mente, dalla consapevolezza della mente a quella dello Spirito, dalla consapevolezza dello Spirito a quella del Dao, ossia alla realtà oggettiva.


La progressione “verso l’alto” della vitalità-energia-spirito-vuoto-Dao, può essere utilizzata per descrivere un importante punto di vista del taoismo della Realtà Completa: «La degenerazione dell’umanità dal suo originario stato divino è caratterizzata da una regressione verso il basso del pensiero umano, che viene influenzato dall’aggressività e dalla cupidigia, manifestazioni mondane dello Spirito, dell’Energia e della Vitalità». 
La pratica della Scuola della Realtà Completa tenta di invertire questa regressione, canalizzando la Vitalità e l’Energia verso l’alto per innalzare la coscienza. 
Tale innalzamento viene incrementato dalla chiarificazione e purificazione della coscienza in modo da renderla spaziosa e quindi ricettiva alla realtà oggettiva.
La scienza dell’essenza e della vita Xingming  viene tradotta da Confucio: natura e destino umani, dalla Realtà Completa: Essenza (mente e corpo) e Vita (spirito ed Energia)
Realizzata mediante la sensazione interiore diretta, e non con il pensiero discorsivo, la Scuola della Realtà Completa utilizza spesso l’espressione “volgere l’attenzione per guardare all’interno” (opposto al concetto “andare avanti guardando indietro)
Perciò la scienza dell’essenza e della vita 
richiede l’integrazione interna ed esterna 
dell’intero essere umano
che sarà chiamato
vero e libero

mercoledì 7 ottobre 2015

Shen è poesia

Cos’è lo Shen secondo voi?
Risposta: presenza, empatia, essenza, vibrazione, contatto, gioia, stupore, un tocco, la risata di un bambino, un’emozione, l’arcobaleno, un bacio, condivisione, ascolto, compassione, un fiocco di neve, la quotidianità, un sorriso, un fiore, una nuvola, un frammento, un raggio di sole, un’alba chiara, un soffio, la risacca del mare, un piatto di minestra, due occhi sereni, un dente da latte che cade, un ruscello rumoroso, un paesaggio innevato, una calda emozione, un lieve bacio, una parola non detta, una rondine, accoglienza, energia, attenzione, compartecipazione, azione conforme, relazione, incontro, vita, amore distaccato.
Queste sono parole della mente, pensate, cercate, razionalizzate
Lo Shen è quell’energia che ha fatto germogliare un seme e l’ha fatto diventare pianta; quell’energia che ha mosso l’artista a dipingere quella pianta. Shen è coltivare dentro di noi la poesia delle cose. Lo Shen ha due porte, gli occhi e il cuore. La musica ci può commuovere, ma ha una regola, che è quella di seguire le note. Con la voce e la vibrazione della voce lo puoi trasmettere ed entra direttamente nel cuore, senza passare attraverso l’esame logico della mente. 
Coltivare la poesia delle cose influenza i nostri “Hun”. Gli Hun, così come i Po contengono, nell’ideogramma che li descrive, il radicale di Gui, che significa demone, anime materiali, mentre Shen presenta nel suo ideogramma il radicale di Xin, cuore.
Come è possibile che lo Shen mobiliti i Gui? 
Perché Shen deve essere radicato nella realtà, nel corpo
Cos’è l’Amonia per voi?
Risposta: una stretta di mano, socialità amichevole, un saluto sempre, abbandono corporeo, amare gli amici, rispettare i colleghi, accettare l’altro da sé, condividere gli spazi, comprendere le ragioni altrui, non opporre resistenza, una risata in compagnia, trovarsi per ritrovarsi, aprire la mente, parlare con il cuore, equilibrio, musica, un suono dopo il silenzio, una passeggiata nelle natura, una danza.
L’Armonia passa attraverso la mente, lo Shen passa attraverso il cuore.
Lo Shen è una cosa che va percepita quotidianamente, ma è uno stato
dell’essere; l’Armonia è una cosa che va costruita quotidianamente, ma è un’azione, qualcosa da fare, la si può apprendere dalla pratica.
Shen è andare continuamente a cercare dentro, l’Armonia è portare questo dentro fuori.

lunedì 5 ottobre 2015

Per fare un orto ( Consigli di un contadino ligure)

Per fare un orto ti occorrono:
- Un ritaglio di terra così piccolo e in posizione così scomoda da non interessare a nessuno, possibilmente invaso da erbacce secolari e disseminato di grossi sassi.
- Un pezzetto di recinzione e pochi pali, perché la verdura fresca, si sa, fa gola a molti, uomini e bestie.
- Una rete da letto con le molle quasi intatte, da fissare a uno dei pali con dei vecchi legacci perché l’orto, ovviamente, si deve poter aprire e poi richiudere, con leggero clic-clac di chiave infilata in un vecchio lucchetto e lieve spinta della mano (se non l’avessi capito, avrai così fabbricato il cancello).
- Un bidone di ferro arrugginito segato a metà con grande perizia, in modo da ottenere due grosse vasche in cui seminare sapido prezzemolo e prezioso basilico, due piantarelle che, si sa, non amano mescolarsi agli altri ortaggi nel campo aperto. Preferiscono, infatti, colonizzare da soli contenitori grandi, oppure piccoli, purché loro personali. E se scontenti prezzemolo e basilico, il bagnetto e il pesto, come li fai?
- Un secondo bidone, o magari due, da lasciare intatti e scoperti ad accogliere ogni goccia di quell’acqua preziosa che manda talvolta il cielo. Quell’acqua va poi religiosamente attinta, con un mestolo, ramaiolo o pentolino, badando a non infrangere troppo la superficie per non sciuparla, e sparsa parcamente sugli ortaggi, in ogni caso di necessità.
- Qualche cartoccio di semi concessi da un amico, orticoltore da più tempo di te. Però, attenzione! Con le diavolerie che ti inventano al giorno d’oggi, potresti incappare in qualche “ibrido sterile”, che sarebbero selezioni speciali di ortaggi, buoni come gli altri, se non di più, ma purtroppo non in grado di riprodursi. Meglio affidarsi quindi, per un più certo risultato, alle bustine colorate comperate al Consorzio, contenenti pochi semi, ma con ben chiara sopra, in fotografia, l’immagine del prodotto che si va ad ottenere, preciso come sarà, in varietà e colori.
- Qualche tubero di dalia o bulbo di iris, per fare contente le donne quando i fiori variopinti spunteranno tra i pomodori. E poi, al cimitero, ai vecchi che ci hanno preceduto, qualche mazzetto di tanto in tanto, bisogna pure portarlo!
- Un bel fascio di canne, lasciate maturate per un po’ di mesi all’acqua e al sole. Con queste farai tutori per le piante rampicanti, fagioli o fagiolini, per esempio, legandoli incrociati in alto. Attento: per i pomodori li farai più corti, ma userai i più robusti, per sostenere tutto quel ben di Dio quando diventeranno grossi e sugosi.
Basta così.
Se poi hai qualche gallina, bada a isolarla bene dall’orto mediante recinzione accessoria, perché le galline sono devastatrici, raspano e beccano ogni cosa, senza un minimo di rispetto. Così facendo, loro ti forniranno pollina, che è il concime più prezioso che esista e tu potrai nutrirle con scarti ed avanzi dell’orto stesso.
Dimenticavo: ti servirà anche un sasso liscio e piatto, collocato all’ombra di un’acacia e, se puoi, un cane. 
Per fare come me, che sul sasso sto seduto e accarezzo la testa del cane, ascoltando il brusio delle insalatine che crescono.

giovedì 1 ottobre 2015

Un pensiero sul Festival dell'Essere di Patrizia Vetri

Festival.
Della Mente, della Filosofia, della Poesia.
Ormai spopolano le manifestazioni con questo nome. E sono manifestazioni grandi, di importanza nazionale, che hanno come ospiti nomi noti della cultura.
Il “Festival dell’Essere” è un piccolo Festival, nato dal nostro desiderio di condividere con tutti le nostre idee e la nostra filosofia, pur se in maniera “leggera”, ludica e tutt’altro che seriosa. Dalla prima edizione, realizzata diversi anni fa e ancora nella memoria di chi già allora frequentava l’Ego Center, siamo giunti a quella di quest’anno, la quinta. Peccato non poterlo fare tutti gli anni! Ma lo sforzo organizzativo ed economico è enorme, per noi che siamo già completamente presi dalla Scuola di Naturopatia Umanistica® & Shen Training® che da vari anni ha messo radici anche fuori Parma e fuori dall’Italia (e sono radici che vanno costantemente curate se devono alimentare piante floride) e dai tanti Corsi vecchi e nuovi che popolano il nostro programma.
Per ora godiamoci il Festival di quest’anno 2015, nel quale si possono identificare tre filoni:
1) Gli argomenti che riguardano strettamente la nostra filosofia di vita e le nostre motivazioni
2) Gli argomenti che riguardano discipline affini e tematiche culturali varie
3) Gli argomenti che riguardano la creatività, il lavoro delle mani, le iniziative che l’uomo porta avanti per armonizzarsi sempre più con la natura.
Alcuni di essi saranno animati, oltre che da conferenze, da laboratori esperienziali, nei quali si potrà mettere in atto il “fare”, per andare alla scoperta dei propri talenti e della propria capacità di esprimersi.
Sono previsti anche due momenti conviviali:
- Break con spuntino sabato 10 ottobre alle ore 19,30
- Preparazione e degustazione di centrifugati biologici di frutta e verdura sabato 17 ottobre alle ore 12,00.

PS. La partecipazione a tutte le manifestazioni in programma (escluso il Corso di cesteria) e ai momenti conviviali è
ASSOLUTAMENTE GRATUITA