mercoledì 30 dicembre 2015

HO VISTO

Su Ego Center Parma Blog Stefania ha postato un suo personalissimo vissuto che dice.: “Dopo un periodo di dolore, dopo averlo vissuto, sentito, attraversato con ogni cellula, dopo aver ceduto, essermi arresa a me stessa e non essermi opposta a questo dolore, oggi il mio cuore è più espanso, vivo, caldo, vibrante, vuoto ad accogliere... Permettermi di viverlo mi ha trasformata, come ogni giorno accade in realtà, e oggi i miei occhi sono diversi. Ho lasciato andare, l’ho sentito anche fisicamente, oggi mi sento più IO, un IO autentico”.
Ho allora pensato di rispondere a Stefania (e a quanti leggono il mio blog) con il vissuto di più di sessant’anni della mia vita. E’ una poesia che ho scritto qualche anno fa per non dimenticare e per ricordare ai miei allievi che la via della serenità ha spesso percorsi difficili o tortuosi, ma, se non si smette di cercare e di sperare, alla fine si arriva a percorrere una strada più lineare e più gratificante.
Senza smettere comunque di continuare a cercare e sperimentare



Ho visto,

nei miei primi anni di vita, uccelli di lucido metallo 
volteggiare nel cielo, tracciando incredibili scie di fuoco,
notti oscurate, sibili lunghi e lampi fragorosi,
giorni di giochi, giorni di pianti e di paura,
la sorpresa incredula negli occhi di un uomo 
con la mano protesa verso quel cielo 
che improvvisamente si era chiuso su di lui 
e non ne aveva compreso il perché.

Ho visto,
nella mia fanciullezza, giornate di sole scintillare
tra variegate scaglie di mare e colline d’ulivi,
tra le rocce dure e salmastre della mia terra
sopra le quali lasciavamo scorrere l’estate
come languide e vigili lucertole assetate di calore
per non farci passare inavvertitamente accanto
la donna-amore che avrebbe spento il brivido lungo
che scuoteva il nostro sangue e le ossa.

Ho visto
il miracolo del vento che gioca con le vele, 
lo sciabordio della prua che combatte con l’onda,
i salti dei delfini e i dorsi dei capodogli,
la luce retrocedere e il buio avanzare, e riempire i miei occhi,
mentre il mio corpo affondava in un baratro nero d’immobilità
senza capirne il perché, come quell’uomo antico
che implorava il cielo con un braccio levato 
e una lacrima appena accennata nei suoi occhi di vetro.

Ho visto
in quei giorni la mia interiore capacità di aggrapparmi 
a quel breve doloroso respiro che pungeva il  cuore
(rantolo lieve di vento che fa sbattere le vele nei giorni di bonaccia)
come al bordo della barca quando si andava di bolina
o all’inarcare della schiena quando si planava al traverso
e trovare in quella immobilità nera un motivo,
perché non poteva finire così (c’era ancora tanto da fare),
e dopo quei lunghi giorni di silenziosa, solitaria battaglia,
sentire nuovamente entrare un fresco e sempre più profondo soffio, 
brezza forte di tramontana che ritornava a gonfiare le vele
e accendeva sorrisi sui visi a me intorno.

Ho visto
labbra schiudersi palpitanti all’avvicinarsi delle mie 
e donne accogliermi nel calore profondo del loro corpo,
tese, loro ed io, nell’estenuante tentativo di sempre, 
di trovare la luce del vero amore pensato e sognato
e come i brevi successi sorgessero da quell’eterno fallimento
del non riuscire ad essere se stessi e cercare di sembrare,
finché, un giorno, il riflesso di una vetrina mi svelò la disperazione
che riempiva i miei occhi, il mio cuore e il mio corpo,
tronco vuoto e duro scavato di dentro, che cercava da sempre 
uno spicchio di cielo sereno per l’anima piangente
e quell’immagine mi rivelò la via da percorrere.

Ho visto
le spiagge assolate della mia terra e di paesi lontani,
estranei oceani che lambivano coste ancora più estranee,
le bellezze racchiuse nello scrigno segreto del mare,
e il mio stare sospeso in quel liquido elemento,
mare sopra, mare sotto, astronauta immobile
sopra un abisso di liquido nero dove il sole non può più penetrare 
e fa convergere i suoi raggi verso un apparente punto focale 
che un giorno antico percepii come il punto di ritorno alla luce.

Ho visto
nascere l’amore per un lavoro sogno d’amore
e dal nulla sorgere improvviso quell’amore per tanto tempo cercato 
e nel nulla affermarsi, caldo motivo di vita,
e giorno dopo giorno costruirlo nella vuota pienezza dell’essere
e in quel vuoto crescere, definirsi e diventare grande
col respiro del sempre, pur nella consapevolezza del tempo,
palpito nuovo del cuore che si schiude alla mente
e riporta il calore e la voglia di fare, eterna ricerca di eterno.

Ho visto
il sogno prendere progressivamente realtà e volare
alla ricerca di una verità ultima che ogni giorno
appare sempre più evidente ai miei occhi 
e svela le infinite tessere di un disegno arcano 
ma immanente e  semplice, e a portata di mano,
che si dipana nello spazio e nel tempo e dà un significato nuovo 
a questo mio incessante desiderio di comprendere e di dare,
significati segreti contenuti in una verità evidente e da sempre espressa
nella ricerca infinita di infiniti perché, racchiusi nelle parole antiche
di coloro che avevano compreso che tutto questo nostro muoversi
è il tentativo umano di ritrovare quel reale punto focale 
che un giorno illuminerà la via che conduce verso un definitivo abisso.


Ho visto
e vedo tutto questo mio  attento e incessante guardare,
questa mia ricerca, come l’estremo tentativo di cogliere finalmente, 
nella luce tremula di un atteso e meritato mattino 
che immagino aprirsi improvviso su un chiaro pensiero di luce,
che tutto questo continuo cercare si può realizzare
nella capacità di vedere l’immane senso della creazione,
e il mistero ultimo, e da sempre celato, della vita,
nella postura immobile e fremente del mio gatto 
che si appiattisce per terra per cercare di afferrare
qualcosa che non c’è e che fa parte della sua natura innata 
di pensare la vita come un eterno sogno reale,
come un gioco inventato di momento in momento.

Febbraio 2002





domenica 27 dicembre 2015

Ciò che è unito dal Cielo...

Confucio disse al Maestro Sang Hu: “Due volte mi hanno cacciato dal paese di Lu. A Song hanno tagliato l’albero sotto il quale mi ero seduto. A Wei non posso più mettere piede. A Shang e Zhou ho incontrato gravi problemi. Sono rimasto bloccato fra Chen e Cai. Oltre a tutte queste sciagure, i miei parenti si allontanano da me e i miei amici e discepoli se ne vanno uno dopo l’altro. Perché accade tutto ciò?”.
Sang Hu rispose: “Hai mai sentito parlare della caduta del paese di Jia? Lin Hui fuggì gettando via un disco di giada che valeva mille misure d’oro per legarsi in spalla il figlio neonato”.
Qualcuno gli disse: “Considera la cosa da un punto di vista economico. Sicuramente questo bambino vale meno del disco di giada! Oppure considera la cosa dal punto di vista del fastidio. Sicuramente il bambino crea molti più problemi. Perché allora getti un disco di giada che vale mille misure d’oro e porti con te nella fuga un neonato?”.


Lin Hui rispose: “Io e il disco di giada eravamo uniti dall’interesse, io e il bambino siamo uniti dal Cielo. Quando il pericolo, l’oppressione, la disgrazia o la sofferenza colpiscono, ciò che è unito soltanto dall’interesse si separa. Ma ciò che è unito dal Cielo si unisce più strettamente. Queste due cose sono molto diverse fra loro. L’amicizia del saggio è insipida come l’acqua; quella dell’uomo comune è dolce come il vino novello. Ma l’insipidità della prima porta all’affetto, la dolcezza della seconda all’ebbrezza. Coloro che si uniscono senza alcuna ragione particolare non hanno alcuna particolare ragione per dividersi”.
(Zhuang-zi, XX)

sabato 26 dicembre 2015

Genesis

On this occasion of Christmas 2015, I would like to post, both on the blog and on my facebook page, this beautiful representation of the genesis of the world, although I lost the reference to the text from which I obtained it! I think it's Taoist or from the School of Complete Reality or Ch'an. 
Only the last sentence, in green, is mine.

1 In the beginning, Shen rested in Absolute Nothingness. His sleep had lasted an eternity. Then, suddenly, no one knows why, during the night he had a dream, his first dream. In him swelled an immense desire for something. And he dreamed of Light. 
This was the first dream, the very first Way. 
For a long time the Light sought its fulfillment, its ecstasy. When the Light finally found it.
She saw that it was transparent. And transparency reigned.

2 But then, in turn, after exploring all the colorful games imaginable, transparency was filled with the desire for something else. She in turn had a dream. She that was so light dreamed of being  heavy. Then the stone appeared. 
And this was the second dream, the second Way. 
For a long, long time the stone sought its fulfillment, its ecstasy. When he finally found it, he saw it was the crystal. 
And the crystal reigned.

3 But, in turn, the crystal, after exploring the games of his luminous innumerable geometric compositions, was filled with the desire for something that went beyond himself. In turn he began to dream. He was so solemn, so regular, so upright, so hard...he dreamed of the softness, the tenderness and the fragility. Then appeared the flower. And this was the third dream, the third Way. 
And the flower reigned.

4 For a long, long time the flower, this sensual scented wonder, sought its fulfillment, its ecstasy. He too had a dream. He dreamed of a tree. And the tree ruled the world. But you know how trees are. They play all day with the wind, heads in the clouds, continuously dreaming. In turn, the tree had a strange dream: he that was so rooted in the earth dreamed of freely walking the earth, like a vagabond. 
And then appeared the worm. And the worm reigned. 
And this was the fourth dream, the fourth Way.

5 For a long, long time the worm sought its fulfillment, its ecstasy. In his search, from time to time, he took on the shape of a hedgehog, an eagle, a tiger, a snake. For a long time he tried forms without ever being satisfied. Then, one beautiful day, suddenly, in the middle of the ocean, a strange occurrence happened, in which all forms of land animals found their fulfillment. 
It was the whale. And the whale reigned.
And all would have ended there, because it was all very beautiful. But the whale, this mountain of meat and music, after singing for moons and moons and having explored all the seas in turn, was filled with a mad desire. She that lived fused with the world, dreamed of breaking away.
Then, abruptly, suddenly, Man appeared.
Because we are the fifth dream, the fifth Way, marching towards the fifth fulfillment, the fifth ecstasy.

6 But humankind, what do they dream of? What is their "fulfillment", their "ecstasy"? 
Human beings dream of Realization; this is their dream, the ultimate Way


And we are here on this planet, in this skin, in this fifteenth Christmas of the millennium, at this time, to make sure that our dream, the dream of all human beings, becomes a reality.
Pino

venerdì 25 dicembre 2015

Genesi


In occasione del Natale 2015 mi piace postare, sia sul blog che sulla mia pagina facebook, questa bellissima rappresentazione della genesi del mondo della quale però ho perso il riferimento del testo dal quale l’ho estrapolata. 
Con benefico d’inventario, penso che sia taoista o della Scuola della Realtà Completa o Ch'an [solo l’ultima considerazione (in verde) è mia].

1
All’inizio lo Shen riposava nel Nulla Assoluto. Il suo sonno durava da un’eternità. Poi, d’un tratto, nessuno sa perché, durante la notte fece un sogno, il suo primo sogno. In lui si gonfiò un immenso desiderio di qualcosa. 
E sognò la Luce. Questo fu il primo sogno, la primissima Via.
Per molto tempo la luce cercò il suo compimento, la sua estasi. 
Quando finalmente la trovò vide che era la trasparenza. E la trasparenza regnò.

2
Ma ecco che a sua volta, dopo aver esplorato tutti i giochi di colore che poteva immaginare, la trasparenza si riempì del desiderio di qualcos’altro. Fece a sua volta un sogno. Lei che era così leggera, sognò di essere pesante.
Allora apparve il sasso. E questo fu il secondo sogno, la seconda Via.
Per molto, molto tempo il sasso cercò il suo compimento, la sua estasi. Quando finalmente la trovò, vide che era il cristallo. E il cristallo regnò.

3
Ma, a sua volta, dopo aver esplorato i giochi luminosi delle sue innumerevoli composizioni geometriche cristalline, si riempì del desiderio di qualcosa che andasse oltre se stesso. A sua volta si mise a sognare. Lui che era così solenne, così regolare, così diritto, così duro, sognò la morbidezza, la tenerezza e la fragilità.
Allora apparve il fiore. E questo fu il terzo sogno, la terza Via. 
Ed il fiore regnò.

4
Per molto, molto tempo il fiore, questa sensuale meraviglia profumata, cercò il proprio compimento, la propria estasi. Anch’esso fece un sogno.
Sognò un albero. E l’albero regnò sul mondo. 
Ma sapete come sono gli alberi. Giocano tutto il giorno con il vento, la testa nelle nuvole e sognano in continuazione. A sua volta l’albero fece un sogno strano: lui che era così ancorato alla terra, sognò di percorrerla liberamente, follemente, di vagabondare attraverso essa.
Allora apparve il verme. E il verme regnò. E questo fu il quarto sogno, la quarta Via.

5
Per molto, molto tempo il verme cercò il suo compimento, la sua estasi. Nella sua ricerca assunse di volta in volta la forma del porcospino, dell’aquila, della tigre, del serpente. A lungo provò forme senza mai esserne soddisfatto. Poi, un bel giorno, improvvisamente, nel mezzo dell’Oceano, apparve un essere stranissimo, nel quale tutte le forme animali della Terra trovarono il loro compimento.
Era la balena. E la balena regnò. 
E tutto avrebbe potuto finire lì, perché era tutto molto bello. Ma la balena, questa montagna di carne e di musica, dopo aver cantato per lune e lune e aver esplorato tutti i mari a sua volta si riempì di un folle desiderio. Lei che viveva fusa nel mondo, sognò di staccarsene.
Allora, bruscamente, improvvisamente, apparve l’uomo.
Perché noi siamo il quinto sogno, la quinta Via, in marcia verso il quinto compimento, la quinta estasi.

6
Ma gli uomini, che cosa sognano gli uomini? Qual’è il loro “compimento”, la loro “estasi”? 
Gli esseri umani sognano di diventare dei Realizzati, questo è il loro sogno, l’ultima Via.

E noi siamo qui, su questo pianeta, in questa pelle, in questo quindicesimo Natale del Duemila, in questo momento, per fare in modo che il nostro sogno, il sogno di tutti gli uomini, diventi realtà.

giovedì 24 dicembre 2015

C’è un tempo per pescare e un tempo per asciugare le reti - Detto taoista

Io penso che sia possibile, oggi, nelle nostra cultura e società, arrivare ad un modello di uomo totale, cioè al di là di ogni divisione didattica o dialettica tra corpo, mente e spirito. Però, per fare questo, bisogna per prima cosa conoscere e comprendere le leggi energetiche che sono dentro e fuori di noi, che ci condizionano e, nello stesso tempo, ci realizzano; che continuamente interagiscono con il nostro campo energetico e con le quali il nostro campo energetico interagisce, condizionandole e completandole a sua volta. Come sempre, per arrivare a questa sintesi, bisogna partire dal corpo, dalla realtà del corpo, per arrivare a percepire la nostra intima armonia ed unione. Questa realtà percettiva è fondamentale per creare l’identità e la certezza dell’esperienza che si sta vivendo. Altrimenti nessun essere al mondo sarà mai in grado di distinguere ciò che realmente percepisce da ciò che sta immaginando…
Quando c’è il sole lo chiamiamo giorno;
Quando c’è la luna la chiamiamo notte.
Ma quale termine usiamo
Quando la luce sorge nella notte?
Koan Zen
L’esperienza ci insegna che in ogni periodo nero della storia dell’umanità, quando tutto sembra sprofondare nel nulla più assoluto, sono nati degli Uomini Oscuri che, come la pallida luna, sono diventati un polo d’attrazione e una guida per tutti coloro che non avevano perduto la speranza di conseguire un modello di vita capace di portare l’umanità fuori dalle tenebre, verso un nuovo periodo di luce.


Questo è un insegnamento antichissimo, ma dobbiamo arrivare a Fun-Chang (che visse probabilmente nel 400 a. C.) perchè questo insegnamento fosse esteso e generalizzato a tutte quelle persone che, pur nelle tenebre della lora epoca, stavano silenziosamente e tenacemente cercando la verità della vita.

mercoledì 23 dicembre 2015

La nascita di una tradizione

Per queste mie vacanze natalizie (da oggi 23 dicembre al 6 gennaio) ho pensato di postare ogni giorno una storia tratta dagli insegnamenti dei Grandi Maestri dell’antichità, a qualsiasi nazione o fede essi abbiano appartenuto.

Storia Sufi
C’era una volta una città formata da due strade parallele. 
Un giorno un Maestro attraversò la prima strada; quando arrivò nella seconda, la gente notò che aveva gli occhi pieni di lacrime: 
«Qualcuno è morto nell’altra strada!» si udì gridare da qualcuno. 
Ben presto tutti i bambini dei dintorni si misero a gridare la stessa cosa.
Ciò che era avvenuto, in realtà, era che il Maestro aveva appena sbucciato delle cipolle.
(Storia taoista: «Quando un solo cane nella notte si mette ad abbaiare a un’ombra, diecimila cani nella valle abbaiano ad una realtà»).
La notizia si diffuse ben presto anche nella prima strada e gli adulti delle due strade erano talmente afflitti e impauriti (perché ognuno aveva dei parenti dall’altra parte) che non osavano approfondire la causa di quell’agitazione.
Un saggio cercò di ragionare con le persone delle due strade e chiese loro perché non si informavano gli uni con gli altri. Troppo sconvolti per sapere ciò che volevano, alcuni dichiararono: «Per quanto ne sappiamo, c’è una pestilenza micidiale nell’altra strada». 
Queste nuove voci si sparsero a loro volta come il vento al punto che gli abitanti di ciascuna delle due strade furono convinti che gli altri erano condannati a una morte sicura. Quando la calma si fu in qualche modo ristabilita, le due comunità non videro altra soluzione, per scampare al pericolo, che l’esodo in massa. Fu così che le due metà della città si spopolarono.


Sono passati secoli, da allora, e la città è tuttora deserta. 
Nelle vicinanze sono sorti due villaggi. 
Ognuno ha la propria tradizione che racconta come, molto tempo prima, il villaggio era stato fondato da una colonia giunta da una città condannata, grazie a un felice esodo che le aveva permesso di scampare a un male sconosciuto.

domenica 20 dicembre 2015

Vivendo il nuovo dojo - Post di Domenico Mansi, Istruttore di Aikido

13/12/2015 
Caro Pino, 
ormai ogni giorno ho la possibilità di praticare Aikido nel nuovo dojo e di incontrare persone nel mio nuovo studio. Ogni giorno prima di ogni lezione di Aikido svolgo il saluto che tradizionalmente apre la lezione: un inchino in direzione nord e uno in direzione sud. Ogni giorno all’inizio e alla fine di una seduta apro e chiudo la porta del mio studio. 
Dal punto di vista della MENTE il saluto dell’Aikido è un rituale che delimita uno spazio grazie al quale essa può cogliere la sua essenza di essere spazio vuoto e prepararsi così a nutrirsi della gratitudine che il CORPO, nel medesimo saluto, esprime occupando con un inchino lo spazio vuoto a nord e lo spazio vuoto a sud, manifestando la sua essenza di essere movimento che scorre. 
Quando il fuoco della MENTE scalda il movimento del CORPO, dà un significato all’azione, così come, per esempio, la gratitudine si manifesta in un inchino caldo e dolce che nutre il cuore ed onora l’essenza di CORPO e MENTE. 
Pino, ora che lo scorrere della mia vita mi ha portato in uno spazio diverso, fisicamente più lontano da te e dai miei cari compagni di percorso, capita di sentire forte la vostra mancanza. Mancanza che la MENTE tenta di tramutare in storie.


Oggi ho compreso cosa c’è dall’altra parte di quella mancanza: la gratitudine. 
Oggi ho compreso che lo spazio che la mia vita mi ha portato ad occupare è anche lo spazio di cui ho bisogno per poter esprimere la gratitudine verso di te e verso Ego Center e che la distanza che ci separa fisicamente è lo spazio che mi permette di avvicinarmi al mio cuore, nel quale so di poterti incontrare sempre. 
Mentre scrivo queste righe a bordo di un treno affollato le lacrime scendono calde, e in esse sento la fierezza di un uomo che da ragazzino ebbe la fortuna di incontrare un altro uomo che trasmetteva lo Shen, e parlava di Fuoco e di Acqua e che un giorno promise di accompagnarmi fino al momento in cui avrei saputo camminare da solo; fino al momento in cui Acqua e Fuoco si sarebbero incontrati, come in queste calde lacrime. 
Con profondo rispetto e sincera gratitudine.

venerdì 18 dicembre 2015

Articolo tratto da Wall Street International: “Le 7 caratteristiche delle persone forti”

Ciao Pino, in queste righe mi pare proprio di poter riconoscere te e il tuo comportamento.
Rita

“Non sai mai quanto sei forte, finché essere forte è l’unica scelta che hai”.
Quali sono i tratti delle persone psicologicamente forti?
Vanno avanti
Chi è forte riconosce l’importanza di lasciare andare tutto ciò che non è più funzionale alla sua evoluzione: persone, situazioni, luoghi. Non sta a rimuginare su ciò che è stato ed è passato, ma guarda sempre avanti, consapevole del fatto che tutto avviene per una ragione e, soprattutto, accade per il nostro bene. Pensano positivamente nel presente, sono fiduciosi e speranzosi per il futuro, non intrappolati nel passato.
Rivendicano il loro potere
Tutti noi abbiamo una zona di potere, composta dai nostri pensieri, dalle nostre emozioni, dalle nostre parole e dalle nostre azioni, l’unica su cui abbiamo il controllo al 100 per cento. Per essere potenzialmente invincibili, occorre sempre fare riferimento a quella. Solo così riusciremo a rimanere saldi in mezzo alla tempesta. Scegliere la strada della responsabilità significa ricordarci sempre che siamo noi a decidere come affrontare la vita, come vivere le emozioni, quali interpretazioni dare agli avvenimenti, come e quando parlare, come e quando agire. E anche come e quando non agire e non parlare. Ogni giorno siamo chiamati a scegliere chi vogliamo essere: nessuno ci può obbligare a fare scelte che non vogliamo fare. Nessuno ci può far arrabbiare o far sentire inferiori, a meno che non siamo noi a permetterglielo.
Abbracciano il cambiamento, non lo ostacolano
La vita è cambiamento, il cambiamento è vita. Questo è il mantra di chi ha affrontato tante sfide nella vita e sa che ne affronterà molte altre. Abbracciare il cambiamento costa meno energie fisiche e mentali.
Non si preoccupano di piacere a tutti
Piacere a tutti è impossibile e non è neanche necessario. Essere forti significa anche riuscire a essere “carini”, non gentili e dire le cose con garbo. Il comportamento da bravi bambini non serve. Serve più essere autentici e dire la nostra verità con gentilezza. Per quanto tempo possiamo reggere la maschera del sorriso forzato? Prima o poi finiremo per sbottare. E allora passeremo direttamente dall’essere “carini” all’essere acidi. Non è meglio allenarsi a dire quello che non va per tempo e con amore?.
Gioiscono per i loro successi, ma anche per quelli degli altri
Chi è forte sa che i risultati arrivano se si lavora duramente, giorno dopo giorno, e non si aspettano che il mondo debba loro qualcosa. Sanno celebrare i propri successi, anche quelli intermedi. Sanno gioire anche dei successi degli altri, poiché vivono in un clima di abbondanza e non di scarsità. Si lasciano ispirare dagli altri, ricercando la collaborazione e non la competizione.
Non hanno paura di sbagliare
Per ottenere risultati diversi, occorre fare cose diverse e gli errori fanno parte del processo di apprendimento. E’ solo così che possiamo migliorare e diventare sempre più esperti in qualsiasi cosa. Diverse ricerche dimostrano come i migliori professionisti in vari campi non siano i più intelligenti o quelli che hanno studiato di più, ma quelli che hanno sbagliato più volte, capito gli errori e integrato i feedback. E questo si applica ad ogni area della nostra vita, non solo al lavoro.
Sanno stare da soli
Le persone forti sono anche quelle che non hanno paura di stare da sole; gioiscono quando sono in mezzo agli altri, ma sanno anche dare valore alla loro compagnia. Sanno stare in piedi da sole creando relazioni basate sul piacere della condivisione e non sul bisogno.

mercoledì 16 dicembre 2015

Triangolo della Realizzazione - Scuola taoista della Realtà Completa

Il taoismo della Realtà Completa (Quanzhen) cerca di fare diventare l’uomo un “vero essere umano”, anziché un prodotto socioculturale del suo tempo, un essere pienamente consapevole, autonomo, in grado di esercitare il proprio libero arbitrio e di percepire la realtà in maniera diretta, senza l’impiego di strutture artificiali (preghiere, rituali, dogmi) che servirebbero soltanto ad “aggiungere catene ai ceppi”. Questo per eliminare il fascino esercitato dagli aspetti esteriori della pratica (il fiore del Tao), e a focalizzare l’attenzione sui suoi effetti (il frutto del Tao), permettendoci così di giudicare un sistema in base a ciò che realizza, invece di giudicarlo in base a ciò che ci piace o che sembra essere.


Il corpo è la nostra realtà, la certezza del nostro esistere. Nell’Alchimia Spirituale taoista è considerato la Vera Terra: Terra-Terra
La capacità di nominare le cose, di sognare, progettare, realizzare, dedurre, perciò la qualità astratta del pensiero, è il Cielo dell’uomo, Cielo che comunque è ancorato a qualcosa di materiale, il cervello. Perciò nell’Alchimia Spirituale taoista è il Cielo-Terra dell’uomo.
Il metodo esposto nel Trattato del Grande Uno parla essenzialmente di questi tre principi:
- l’Acqua Seminale
- il Fuoco dello Spirito
- la Terra dei Pensieri
Le sostanze armonizzatrici del processo di riunificazione sono le Due Terre: il Cielo-Terra e la Terra-Terra.
Nel Biomassaggio Energetico Terra-Terra è rappresentata dalla 1° serie (corpo-corazza = Terra-Terra), Cielo-Terra è rapprentato dalla 2° serie (mente-emozioni = Cielo-Terra). 


Quando il Cuore è coordinatore e armonizzatore delle istanze della mente e del corpo, Consapevolezza (Cielo-Terra) e Vitalità (Terra-Terra) si incontrano nella Terra dei Pensieri, che rappresenta il Cuore del Cuore, lo Shen. (3° serie del Biomassaggio Energetico e Tocco Shen)


La Terra dei Pensieri genera pensieri “conformi” alle situazioni ed opera sempre attenendosi scrupolosamente all’“esame di realtà”. Essa rientra nel dominio del wu-wei, dell’azione adeguata anche se non volitiva ma spontanea, senza alcuna aspettativa di ritorno. (4° serie)

domenica 13 dicembre 2015

"Rumenta" (spazzatura) - racconto di uno che conosco

Il luogo dove vivo ora, che per me è un Paradiso, ad altri potrebbe forse non apparire così ameno. E’ un piccolo borgo ligure, posto in alto, affacciato sul nulla dei boschi e delle colline che nascondono il mare alla mia vista. E’ composto da una ventina di case di pietra, di cui dieci completamente disabitate e cinque che si animano solo d’estate. Nelle altre cinque viviamo io e quattro anziani che non si sono mai mossi di lì. Siamo a circa venti chilometri dal mare, ma quando una volta chiesi a Nella se lo avesse mai visto, mi rispose con lo sguardo pensieroso che sì, una volta lo aveva intravisto, lontano, là in basso, quando da giovane lavorava nelle faticose vigne dello Sciacchetrà.

Questo luogo, per me, è un luogo del cuore; vi ho trascorso le lunghe estati dell’infanzia, tutti mi conoscono e per me sono un po’ tutti “nonni”. Allaccio le bombole del gas quando ce n’è bisogno, faccio per loro qualche piccola compera in paese e loro mi sommergono di frutta e verdure fresche dei loro orti. Ricevo anche diversi inviti nelle cantine (ma sono astemio) e nelle cucine dove, sulle stufe a legna, cuoce lentamente il ragù di cinghiale (ma da anni non lo mangio, perché non lo digerisco).
Fatto sta: vivo solo e mi arrangio ai fornelli. Salgo a piedi (in macchina non è impossibile, ma difficile raggiungere la mia casa) con le borse della spesa e scendo con lo stesso mezzo a portare la spazzatura nei bidoni della piazzetta.
Nando (ottantasei anni, ma ne dimostra più o meno sessanta) mi aspetta al varco, appoggiato al muro di casa sua con il cane Rufus accovacciato ai piedi. 

E’ inverno e non c’è molto da fare. I camini fumano pigramente e una nebbia leggera sale dalla valle.
- Ne fai, eh, di rumenta!- Commenta divertito ogni volta che passo.
- Eh, sì! - Rispondo, imbarazzato, come colto in fallo e tiro di lungo.
Certo che lui, Nando, la rumenta non sa che cosa sia: produce il 99% del cibo che mangia e quello che non produce (ad esempio zucchero e farina) lo compra all’ingrosso in sacchi di carta robusta, che poi ricicla in mille modi. Gli abiti che porta, pur se lindi e rammendati, sono gli stessi da vent’anni a questa parte. I calzini troppo bucati servono per imbottire i boccetti Bormioli quando sterilizza le conserve. Ogni oggetto di legno, se obsoleto, serve ad alimentare la stufa. Qualche bottiglia di plastica raccattata chissà dove, non certo sua, fa da serra alle piantine in vivaio. Le coloratissime carte stagnola delle uova di Pasqua, legate ai rami degli alberi da frutta, spaventano gli uccelletti golosi. Le reti da letto mancanti di un piede o di qualche molla sono cancelli perfetti per i pollai. Se proprio avanza un po’ di cibo, finisce nella  rudimentale compostiera, che a sua volta alimenterà l’orto. Qualche altra cosetta si può sempre bruciare sul terreno appena zappato (fa concime anche la buona cenere!).
Niente scatolette, per lui, né arance in rete. 

Le sue uova sono a chilometri zero, quindi niente contenitori di plastica. L’acqua, è quella del Comune (poca, perché il vino disseta di più). Di stravaganti packaging non se parla, perché non si parla neppure di stravagante oggettistica.
Niente rumenta, insomma.
La rumenta è roba da cittadini!

venerdì 11 dicembre 2015

Maestro Huang: che cos’è il Tao

In attesa della mia lezione del 19 dicembre alle ore 18, mi piace fare conoscere il pensiero del grande Maestro taoista Huang.
“Il Tao è armonia. Parlare di Tao oggi, è salire. Salire nella sfera più alta perché il Tao è l’armonia. Il Tao è essere in armonia con il mondo. E’ capire che il mondo è disarmonico, ma opporre la nostra armonia a questa disarmonia. E allora si vive in un altro modo. E soprattutto si considerano gli altri in un altro modo.
Questo è il taoismo. Aspettare che l’acqua burrascosa si acquieti. Aspettare o agire quando è il momento. Essere legati alla legge del Tao, vuol dire avere la facoltà di salire. Ma la salita implica rinunce. Sforzo. Implica fatica. E tutto questo non è sempre facile.

In Oriente noi sappiamo che il pesco fiorirà. Non si sa bene quando, come. Perché. Se sarà quest’anno. Il prossimo. O l’altro ancora. Però fiorirà. E la speranza di questa fioritura porterà la felicità nei cuori. Vivere di sogni, vuol dire vivere di amore, di felicità. Vivere di sogni vuol dire aprire la propria emozionalità, la propria creatività. E concedersi un attimo di immensità sulla Terra. Questo è il simbolo del pesco in fiore. Questa è la possibilità che noi abbiamo per essere felici.


Perché noi Maestri se vediamo che il nostro discepolo, colei o colui che noi seguiamo sulla Terra, colui o colei che noi amiamo, vive senza tensioni, noi siamo felici… Questa è la legge che ci porta a teorizzare il Tao.
L’oriente, i cinesi, i giapponesi, gli indiani, teorizzano tutte queste cose, ma hanno anche la forza di viverle. Gli occidentali non riescono a vivere queste cose perché sono difficili da capire… non sono razionali. Ecco la grande differenza. E anche qui la dualità. La razionalità, l’irrazionalità. Sono discorsi che facciamo spesso e che per noi sono l’inizio di una nuova età. Di una nuova era. Oggi tutti parlano del Terzo Millennio! Ma come volete che sia il Terzo Millennio? Come il secondo. Come il primo. E’ la stessa cosa. Abbiamo parlato spesso di queste cose. E alla fine ci siamo detti che questi discorsi, questi svolazzi della mente, della filosofia, allontanano l’uomo dalla vita. Non lo spingono alla vita. Non lo spingono a trovare nell’altro se stesso. E allora lo allontanano”.

Vorrei aggiungere anch’io una cosa: il Tao è poesia, la poesia che alberga in ognuno di noi, la poesia del miracolo del risvegliarsi ogni giorno, di fermare i pensieri ogni notte nell’oblio del sonno, il miracolo della luce, dei colori, dell’amicizia, della gratitudine. dell’amore.
Allora voglio chiudere con questa tenera e poetica storia cinese antica che parla del potere dell’attenzione e dell’amore per gli altri:


«Una chiocciolina, passeggiando nel bosco, trovò un uovo di Drago. Essendo una creatura sensibile ed esperta del mondo magico, sentì che la sua scia di luce stava toccando qualcosa di diverso da un sasso. Si soffermò a cantargli una ninnananna, pensando che il cucciolo di drago stesse dormendo nel suo guscio. Ma l’udito dei draghi, si sa, essendo situato nel cuore, è sempre acceso. Quando quel drago nascerà, sarà suo amico. Perché quando era piccolo e solo, nel buio del guscio, lei gli ha cantato la luce e disegnato un cuore sull’uovo incantato. Lei non sarà mai troppo piccola per lo sguardo del drago che ha accudito. E lui non sarà mai troppo grande per lei».

mercoledì 9 dicembre 2015

Una testimonianza di gratitudine - Post di Alessandra Drago

Volevo raccontarvi che cosa ho provato sabato mattina ad EnerTao.
Quando ho visto entrare Rita in aula l’ho guardata e ho sentito un brivido per tutta la schiena. Quando si è seduta di fronte a me l’ho riguardata e ho sentito un dolore, un dolore forte!!!
Ho visto Rita, la sua bellezza, il suo dolore, con una grazia ed umiltà…. Ho pensato: “Dio quanto sei bella.” Non c’era più lei o io, eravamo uno, non c’era più confine. Ho chinato il capo e mi dicevo: “Non ora Alessandra, non adesso!!!” E le lacrime non potevano fermarsi, sapevo che Rita doveva fare lezione, lei, nonostante il suo dolore era lì per noi, allora ho alzato il capo e, subito lì, come sempre, gli occhi di Pino pronto ad accogliermi, perché lui senza che sapesse aveva già compreso. Allora mi sono detta “E’ tutto ok”.


E allora mi sono alzata e sono uscita dall’aula. In fondo al corridoio c’è Franco, gli vado incontro e lui mi accoglie, mi dice “Alessandra, fai uscire tutto il tuo dolore” e mentre il respiro si faceva più forte, più profondo, Franco mi ha fatto emozionare. Io che per tutta la vita ho dovuto nascondere il mio dolore... mi avevano impedito di tirarlo fuori quando più ne avevo bisogno, perché per questa società bisogna essere bravi a tutti i costi, e alla fine quel dolore è diventato un dolore sordo. 
Invece no, i Cinque Elementi sono in ogni essenza, in ogni cosa che la natura ha creato, in ogni uomo. Sono l’essenza pulsante dell’universo e nulla può stare al di fuori di essi, nemmeno il dolore.
Provo un’immensa gratitudine per Pino, Rita e Franco, e ringrazio me stessa per aver saputo cogliere.
Alessandra Drago - 3° Shen

lunedì 7 dicembre 2015

Tre Tesori nel cuore - Una testimonianza di Wassim Nehme

Carissimo Pino,
Oggi il cinque di dicembre 2015 sono passati già undici anni dal momento che Elisabeth ed io siamo arrivati negli Stati Uniti d’America. Stamatina mentre riflettevo, come sempre mi sei venuto in mente ed eccoti il mio scritto che mi piacerebbe dare il titolo “ I tesori del cuore”.
Dear Pino,
Today, on the 5th of December 2015, 11 years have already passed since the moment that Elisabeth and I arrived in the USA.
This morning during my meditation, like always, you came to my mind, and here is my reflection that I would like to entitle “The Treasures of the Heart”.
Come possible dare voce a cio che ci riempie il cuore di gratitudine?
Questa domanda la porto con me da piu di vent’anni, da quel giorno che ho cominciato il mio percorso con te, il mio percorso verso i tesori del cuore all’Ego Center. Ricordo con molta chiarezza come stavo a quel tempo; mi sentivo sradicato dalla mia patria e dalle mie radici, solo e sconfitto da tanto dolore accumulato per anni sia per  perdite di persone care che troppo presto la guerra civile in Libano ha portato via e soprattutto la perdita di mia madre a soli due anni e mezzo. Per non dimenticare di citare la mancanza di fiduccia nella vita e di conseguenza in me stesso e negli altri.

Ideogramma di "Gratitudine"

How is it possible to describe what fills the heart with gratitude?
I’ve been holding this thought in my heart for more than 20 years, ever since the day I started my Shen journey with you, my journey toward the treasures of the heart at Ego Center. I clearly remember how I was at that time: I felt uprooted from my homeland and from my life, alone and defeated by so much pain accumulated for years, from many years of losing dear ones that the civil war in Lebanon took away too soon, and most of all the loss of my mother when I was only 2 1/2 years old. These events led to the loss of trust in life and consequently in myself and others.
Tutto questo era invisible agli occhi ma il tuo cuore mi ha visto senza veli, mi ha tolto dolcemente la maschera, e per la prima volta in vita mia mi sono sentito a casa. Ricordo con precisione quel viaggio sopra la valle del mio paese durante la mia prima esperienza Shen con te, e il rompersi della mia corazza di giaccio che ha dato spazio al calore, e i profumi della mia terra, i ricordi di miei amati, dei luoghi di infanzia, di gioco, di dolore, di vita vissuta e dimenticata ma che il mio corpo non aveva dimenticato.
All this was invisible to the eyes but your heart saw me without a veil, your heart gently took away my mask, and for the first time in my life, I felt at home. I precisely remember that flight over the valley of my homeland during my first Shen experience with you, and the shattering of my icy shield, that gave space to the warmth and the aromas of my land...the memories of my loved ones, the places of childhood, of play, of pain, of life lived but forgotten... but that my body did not forget.
Ricordo anni di lacrime versate, vissuti elaborati e trasformati, sorrisi riconquistati e gioia di vivere pienamente la vita. Oggi mi trovo a riflettere come quei anni sono stati preziosi per la mia vita. Oggi osservare la crescita e la trasformazione delle persone in percorso con me, mi ricorda tutti giorni la mia trasformazione e mi lascia un senso di profonda gratitudine verso di te, verso di loro, e verso quello che è ora la mia vita. Percorro ogni giorno con te nel cuore come una stella guida, e mai come oggi con tutto il dolore che c’è nel mondo sento quanto è prezioso il tuo insegnamento “Shen”. 
I remember years of flowing tears, memories processed and transformed, rediscovered laughter and joy of living; the fullness of life. Today I find myself reflecting on how precious those years were for my life.
Today, to observe the growth and transformation of the people in Shen journey with me reminds me every day of my own transformation, and leaves me with a sense of profound gratitude towards you, towards them, and towards what my life is today. I walk every day with you in my heart like a guiding star, and today more than ever, with all the suffering afflicting the world, I realize the preciousness of your Shen teaching
Ma quale è la gioia più grande che una persona può trovare?
I saggi ci dicono che la gioia più grande è quella di incontrare un vero Maestro. Io so che ci sei e sono molto felice di questo dono. I shin den shin ( dal mio cuore al tuo cuore)
Wassim
But what is the greatest joy that a person can find?
The sages say that the greatest joy is to find a real Master. I know that you are there, and I am very happy for this gift.
I shin den shin (from my heart to your heart)
Wassim

Grazie mille, Wassim!
thank you very much, Wassim!
非常感谢!