mercoledì 30 marzo 2016

Chi ha ragione o torto? - Tratto dallo Zhuang-zi

La vita umana è limitata, il sapere è illimitato. Colui che consuma la propria vita limitata per conseguire l'illimitato sapere giunge all'esaurimento. Pur esaurito vuole sapere ancora e muore così di esaurimento. 
Chi fa il bene si attira a se' la fama, chi fa il male si vota al castigo. Solo colui che ha per regola la moderazione può conservare il proprio corpo, vivere integralmente la propria vita e giungere sereno al limite naturale dell'esistenza.
Se io discuto con te e tu hai la meglio su di me invece che io su di te, hai forse necessariamente ragione e io necessariamente torto?
E se io ho la meglio su di te, ho io necessariamente ragione e tu necessariamente torto? 
Ha uno ragione e l'altro torto, oppure abbiamo entrambi ragione o entrambi torto? Né io né te possiamo saperlo e un terzo sarebbe nella stessa oscurità.
Chi può decidere senza errore?
Se consultiamo qualcuno che è del tuo parere, come potrà giudicare visto che è del tuo parere? Se è d'accordo con me, come potrà decidere imparzialmente visto che è d'accordo con me? Lo stesso accadrà se si tratta di qualcuno che è insieme d'accordo con me e con te.
Immaginiamo invece che sia di parere differente dai nostri. Allora né io, né tu, né un terzo possiamo decidere.

Cosa facciamo? Chiamiamo un quarto?

martedì 29 marzo 2016

Come acchiappare le scimmie

C'era una volta una scimmia che era molto ghiotta di ciliegie.
Un giorno, vedendone una particolarmente succosa, scese dall'albero per prenderla.
Purtroppo il frutto era contenuto in una bottiglia di vetro trasparente.
Dopo alcuni tentativi, la scimmia capì che poteva afferrarlo solo infilando la mano dentro la bottiglia, attraverso il collo.
E così fece.
Quando richiuse la mano sulla ciliegia, si accorse di non poterla tirare fuori perché il pugno chiuso per prendere il frutto era più grosso del diametro del collo.



Ora, tutto ciò era stato previsto: la ciliegia nella bottiglia era, infatti, una trappola preparata da un cacciatore di scimmie che conosceva bene il loro modo di ragionare.
Quando sentì i lamenti dell'animale, il cacciatore si avvicinò.
La scimmia tentò di scappare, ma, avendo la mano imprigionata nella bottiglia, come pensava, non poté spostarsi abbastanza rapidamente per sfuggirgli.



La scimmia, però, aveva ancora in pugno la ciliegia o, perlomeno, così credeva.
Il cacciatore acchiappò la scimmia e un attimo dopo le diede un colpo secco sul gomito facendole mollare la presa.
La scimmia si era liberata, ma era prigioniera.
Il cacciatore si era servito della ciliegia e della bottiglia, che erano ancora in suo possesso.

Questa è una storia simbolica tratta dal mio libro "Meditazione Pratica"

sabato 26 marzo 2016

Sulla Mindfulness

Una breve risposta ad una domanda sulla mindfulness
Mindfulness significa essenzialmente “consapevolezza” dei propri pensieri, azioni e motivazioni.
Il concetto di Mindfulness deriva dalle tecniche di meditazione, ma ultimamente questo modello è stato assimilato ed utilizzato come paradigma autonomo in discipline di crescita personale fini a se stesse o abbinate, come abbiamo fatto noi, ad una leadership personale e professionale consapevole.
Mindfulness è quindi una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nel ‘qui ed ora’, intenzionalmente e in modo non giudicante, al fine di raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende sia il mondo lavorativo, sia il mondo relazionale e familiare.
In altre parole accettarsi per quello che si è, con amore!
L’amore ha molti volti. Questo sentimento può, quando è presente, plasmare la vita umana, fino a farla divenire divina.


E’ difficile definire cos’è l'amore in modo univoco, perché il suo modo di essere è molteplice.
Esiste un amore fondato sull’attrazione sessuale. E’ la forma che attiene alla nostra biologia; perché esso accada è solo necessario che gli ormoni secreti dalle ghiandole sessuali, e circolanti, siano abbondanti.
Esiste anche un amore che potremmo chiamare umano. Esso può essere un desiderio della mente, puramente psicologico, connesso con la dimensione temporale del passato e del futuro, oppure può essere una qualità del cuore, il quale aspira ardentemente a superare il senso di isolamento e di separazione per unirsi all’altro e completarsi
Esiste, infine, una terza forma, che è l’amore spirituale. E’ uno stato traboccante di gioia da condividere non più con una sola persona, ma con tutta l’esistenza. E’ lo stato di grazia di chi è riuscito a trascendere la personalità, a disidentificarsi dall’ego volitivo.
Questo tipo di amore appartiene a ogni essere umano, in quanto è una delle sue qualità originarie; esso è molto spesso misconosciuto, ma può essere riscoperto e riconosciuto attraverso la pratica della consapevolezza.


venerdì 25 marzo 2016

Nuove e potenti vibrazioni in primavera da Altrasalute

Si è vero, il passaggio da una stagione all’altra non è più così netto e chiaro ma proprio per questo dobbiamo aiutare il nostro organismo ad andare verso il cambiamento. Quando il nostro corpo (e la nostra mente) non sono in equilibrio questo passaggio potrebbe creare fastidi.  
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese in primavera tutto ha inizio, a Marzo le piante succhiano alla terra le sostanze minerali per crescere, allora si diffonde nella natura una vitalità interiore, quasi una inquietudine… nuove gemme e fiori e frutti sorgono a nuova vita, lo spettacolo in natura è grandioso! Nella visione olistica anche l’uomo nasce a nuova vita. Egli fiorisce insieme al fiore, germoglia con la pianta, fruttifica con l’albero.


La potente vibrazione energetica della primavera dà inizio al ciclo delle stagioni del corpo umano; il ritmo circadiano degli organi viene stimolato proprio ad una rinascita energetica, in particolare è il Fegato che sarà impegnato a un grande lavoro in quanto è l’organo di appartenenza della primavera. 
Tutto vibra. Tutto è in movimento. Anche il sangue si rinnova. Occorre concime alle piante che producono fiori e frutti. Allora pensa che anche il corpo e la mente in questa stagione sono fortemente ricettivi e tutto ciò che gli darai dovrà essere mirato.

Foto di Watermarked

mercoledì 23 marzo 2016

Consapevolezza intuitiva

Riflettendo sul concetto di “retta comprensione” mi sembra importante vederla come una comprensione di tipo intuitivo, più che concettuale. Per chiarire di cosa si tratta io ho trovato molto utile riflettere sulla differenza fra pensiero analitico e consapevolezza intuitiva: c’è un’enorme differenza fra usare la mente per pensare, analizzare, ragionare, criticare, formulare idee, percezioni, opinioni e punti di vista e la consapevolezza intuitiva che non è critica, ma include la critica: è una consapevolezza inclusiva. Ma questa consapevolezza include la vaghezza, include la confusione, include l’incertezza e l’insicurezza. E’ una chiara comprensione, o appercezione, della confusione, un riconoscere che è così. Incertezza e insicurezza sono così.
Anche l’educazione del corpo fisico tramite le varie pratiche di presenza mentale come lo yoga, il Tai Qi, il Qi gong e simili trovano posto nell’approccio intuitivo. In definitiva, coltivare queste tecniche richiede essenzialmente di avere fiducia nella presenza mentale, piuttosto che cercare di fare tutto contando solo su “me stesso e la mia forza di volontà”.
Nella pratica del portare la consapevolezza sulle varie parti del corpo ho trovato molto utile prestare attenzione alla sensazione neutra, perché è facile che venga ignorata. Notare invece il semplice contatto della veste sulla pelle o il contatto fra le due mani o il contatto della lingua con il palato o con i denti o il labbro superiore che poggia su quello inferiore: esplorare piccoli dettagli della sensazione che compaiono quando ti apri a riceverli. Sono là, ma non li noti finché non scegli di farlo. Se un labbro ti fa male, lo noti. Se dalle labbra ricavi molto piacere, anche in quel caso lo noti. Ma quando non c’è né piacere né dolore c’è sempre una sensazione, solo che è neutra. Si tratta quindi di lasciare emergere alla coscienza la neutralità.
Ma per risvegliarsi alle cose come sono non si guarda all’ovvio, ma si perde coscienza dell’inafferrabile che sta dietro agli estremi del bello e del brutto. Il suono del silenzio è l’inafferrabile sfondo di tutto ciò che si risveglia, perché di solito non lo si nota se si va a caccia di estremi.


Il suono del silenzio è come uno spazio infinito perché include tutti gli altri suoni, include tutto, dà un senso di espansione, di illimitatezza, di infinito. Gli altri suoni vanno e vengono, cambiano e si muovono di conseguenza, ma il suono del silenzio è una sorta di continuum, un flusso. E’ una specie di radar. La mente è in uno stato di coscienza molto vasto, espansivo: è inclusiva, aperta e ricettiva, piuttosto che separativa, chiusa e controllata. Quindi notatelo, contemplate questa esperienza e poi semplicemente concentrate l’attenzione sul suono del silenzio.

lunedì 21 marzo 2016

Il gallo canta e il cane abbaia - dallo Zhuang-zi


Il gallo canta e il cane abbaia: ecco ciò che tutti sanno. Ma neppure una grande intelligenza conosce quale sia stata l'evoluzione di questi suoni, né può prevedere la loro futura evoluzione.
Però le analisi delle cause e dei fini inducono a pensare che la piccolezza suprema sfugga a qualsiasi paragone e che la grandezza suprema non possa essere circoscritta.
La comparsa della vita non può essere evitata, la venuta della morte non può essere respinta. Vita e morte sono ciò che più ci toccano da vicino, ma noi non ne comprendiamo la ragione.


In verità, queste due opposte tesi sono soltanto ipotesi che servono per esprimere il dubbio giacché, risalendo all'origine del mondo, io incontro l'infinito; cercandone la fine, incontro ugualmente l'infinito. Questi due infiniti che oltrepassano l'ambito della parola riposano sullo stesso principio che governa gli esseri.
La tesi che vi sia un Creatore del mondo e la tesi contraria non sono che parole la cui portata si limita all'ambito degli esseri.
Il Tao non simboleggia l'esistenza, ma l'esistenza non lo nega assolutamente. Allo stesso modo il nome del Tao non è che un'ipotesi gratuita, poiché la tesi che vi sia un autore del mondo e la tesi contraria non considerano che il minuscolo mondo degli esseri.



A entrambe le ipotesi sfugge il Grande Principio. Se la parola bastasse, basterebbe parlare del Tao tutto il giorno per raggiungerlo, ma se la parola non basta, anche parlandone tutto il giorno non usciremo mai dall'ambito degli esseri. Questa visione suprema del Tao e degli esseri né il silenzio né la parola possono sostenerla poiché trascende sia la parola, sia il silenzio. Essa si situa al di là di ogni discorso dell'uomo.