venerdì 11 agosto 2017

Appunti da una lezione antica di Pino Ferroni - Rita Caprioglio

Fra due mesi inizierà un nuovo anno scolastico e per l'occasione ho deciso di trascrivere, sintetizzandoli, i miei appunti su di una lezione di Pino Ferroni, appunti che risalgono a quando completavo il mio iter formativo di Conduttore di Gruppi di Crescita Personale & Professionale facendo tirocinio in un primo anno di Naturopatia Umanistica® & Bioenergetic-shen Treatment® presso la Scuola di Formazione Professionale Kairos s.r.l. di Parma.

«Quelli fra di voi che fanno la nostra Scuola di Naturopatia Umanistica®, quella di Bioenergetic-shen Treatment® e di Tocco Shen sanno quanti studi dovete fare non per essere miracolati (inquantochè i miracoli non li sappiamo fare), non per perseguire illusioni, ma per fare un serio lavoro atto aumentare le vostre capacità percettive, per estendere la vostra coscienza e le vostre capacità di ascolto empatico per poter essere di aiuto agli altri. Accogliere significa abbandonare le nostre inveterate scuse di diffidenza, di reattività e di rigidità ed aprirsi, farsi penetrare ad altre possibilità; distaccarsi significa cercare la realtà oggettiva e, senza opporsi ad essa, arrendersi ad essa per poterla migliorare o modificare con l’azione conforme, con un’azione adeguata e proporzionata all’evento. Quando parlo di arrendersi, non parlo di passività o, peggio, del farsi prevaricare dagli altri, ma di arrendersi a noi stessi, di accettare, con la profonda umiltà che contraddistingue i veri ricercatori, di dover continuamente cambiare i nostri assunti, le nostre ‘certezze’, anche se questo è un percorso a volte faticoso, a volte doloroso.
Sapere non è conoscere!
Questa antica massima non deve mai essere dimenticata, anzi, deve diventare la compagna della vostra vita perché la conoscenza non la si acquista con lo studio o la speculazione mentale, ma solo, ed unicamente, entrando direttamente, personalmente nell’esperienza, accettando tutte le possibili implicazioni che il coinvolgimento personale può produrre.


E’ ovvio a questo punto, che per l’uomo essere distaccato ed accogliere significa abbandonare tutti i comportamenti stereotipati e codificati, significa abbandonare il falso dare e il falso prendere, che sono i modi classici dell’innamoramento dietro i quali nascondiamo la nostra necessità di vedere soddisfatti i nostri bisogni, per quel sentimento totale ed illuminante che è l’amore vero (...) Accogliere significa essere essere aperti a considerare la possibilità di ogni cosa, significa aver imparato ad attenuare l’ego, vincere l’attaccamento, andare oltre la sublimazione e il narcisismo operando il distacco dai nostri bisogni e dalle nostre abitudini comportamentali.
Lao-zi: «Solo chi accoglie dentro di sé tutto ciò che è sotto questo Cielo, può diventare il Signore del mondo».
Vedete come tutto si ricollega, come tutto ruota in circolo? Accedere al ricettivo; essere distaccati dai bisogni e dalle aspettative; accogliere senza opporsi; abbandonarsi all’esperienza personale: tutto ci riporta all’amore. Credetemi: è solo una questione d’amore (...) Per fare questo bisogna entrare nel pensiero positivo, nella percezione creativa, nella flessibilità e relatività delle cose, dei fatti e delle persone che continuamente interagiscono (inter-sono) con noi e noi con loro (...) Quando parlo del distacco, del non voler possedere, del non aver aspettative spesso, chi mi ascolta, pensa che io parli in modo ascetico, che intenda dire di rinunciare a tutto e di andare a fare gli eremiti in qualche sperduta landa della Terra. 
Scrive Italo Calvino ne “Le città invisibili”: "...non sono le parole che comandano al discorso, ma l’orecchio di colui che le ascolta”. (...) 
Perciò dobbiamo cominciare a vedere in modo positivo tutti i fatti della vita, a coglierne il senso vero ed anche, perché no, a cercare di migliorarli, non distruggendo ogni volta tutto per ripartire da zero, ma partendo dall’avvenimento stesso sul quale vogliamo intervenire, partendo da ciò che egli già ci ha dato e dalle cose buone che esso indubbiamente contiene. La notte più buia della nostra vita contiene comunque una certa quantità di luce. Cogliere soltanto il buio non ci fa essere reali; cogliere la luce che il buio contiene ci permette di intuire la strada lungo la quale muoverci con una certa sicurezza, in attesa dell’alba (...)


Operare il distacco significa non essere schiavi delle cose e delle persone, degli status e dei condizionamenti sociali; il non attaccamento significa soltanto che stiamo vivendo a contatto con i nostri sentimenti, con la nostra essenza interiore, il nostro Shen; con la consapevolezza che la bellezza della vita è un nostro fatto interiore che possiamo cogliere solo noi e che non dipende dal mondo dell’avere o da altre persone, ma soltanto dal nostro mondo dell’essere, di percepire e di percepirci...»


Blog di Rita Caprioglio

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