mercoledì 22 novembre 2017

Una serie di post sul concetto di immanente e trascendente

Premessa
Prima di affrontare i concetti di immanente e di trascendente voglio fare una doverosa premessa. Negli ultimi miei cinquant’anni di ricerca spirituale ho incontrato tante persone che come me cercavano la loro Via, ma spesso ho notato che esisteva in loro una grande con- fusione dialettica e semantica sulla parola spiritualità, spiritualità che veniva spesso confusa con la parola religione. Religione e spiritualità sono due cose completamente differenti, a volte addirittura agli antipodi.
La prima differenza che balza immediatamente agli occhi tra spiritualità e religione è che “spiritualità” è un concetto unico ed universale mentre “religione” ha innumerevoli espressioni e credo. Oggi, purtroppo, vediamo spesso che la religione viene usata anche per le così dette “pulizie etniche” che non contemplano certamente la spiritualità; per contro un essere molto spirituale può non aderire a nessuna fede in particolare. Però, quando noi ci poniamo domande esistenziali sul mistero e il significato della vita, immancabilmente le varie culture ci rispondono che dobbiamo credere, che dobbiamo avere fede. Etimologicamente, la parola fede è definibile come l’adesione a un messaggio o un annuncio fondati sull’accettazione di una realtà invisibile, la quale non risulta cioè immediatamente evidente, e viene quindi accolta come vera nonostante l’oscurità che l’avvolge. 

La fede consiste pertanto nel ritenere possibile quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente. Rispetto alla spiritualità, fondata sulla certezza consapevole del- la propria esperienza evolutiva, la fede prende quindi dagli altri, ovvero dal di fuori, i propri contenuti, come avviene ad esempio nelle religioni rivelate che attingono le loro dottrine da una data rivelazione. Questo concetto di fede ci sta accompagnando da millenni, perché l’uomo ha sempre cercato fuori ed oltre di sé le risposte a domande che hanno come unica risposta un qualcosa che giustifichi e trascenda il processo di causa ed effetto, di vita e di morte. Infatti la religione prevede un “credere” in una teoria preconfezionata, mentre la spiritualità presuppone esclusivamente una ricerca interiore, non ha domande a cui dare risposte, preghiere a cui affidarsi, riti a cui aggrapparsi.

La ricerca spirituale è un’esigenza che molti di noi hanno sentito nascere dentro, in modo sempre più impellente, per uscire dal messaggio della nostra società che la felicità è esclusivamente possedere per abbracciare invece il concetto che la felicità è essere: essere inseriti nella natura che ci circonda, essere inseriti nello stupore del sorgere e tramontare del sole, dell’onda del mare che volge senza posa, dei colori dei fiori primaverili, dei colori accesi dell’autunno, dell’abbagliante biancore dell’inverno. 
Spiritualità è cercare di onorare la vita creando armonia, prima dentro di noi che negli altri, eliminare le lamentele, la rabbia, l’odio, l’invidia in modo che l’atmosfera, il “campo” intorno a noi possa far volgere al sorriso, alla gratitudine, all’amore. 
Questa è l’ecologia di cui ha bisogno oggi questo nostro povero pianeta martoriato dalle guerre, dall’egoismo e dall’indifferenza verso gli altri e verso il pianeta stesso.

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